È una parola che mi sono sentita ripetere spesso in questo ultimo anno, ad ogni commento e ogni qualvolta qualcuno mi accennava un complimento. Una parola con cui ho imparato a fare amicizia e su cui ho molto riflettuto in questo ultimo periodo.
“Che coraggio che hai avuto”. “Caspita che coraggio”. “Sei coraggiosa”.
Coraggio.
Sì, ma che cos’è il coraggio in fin dei conti?
All’inizio, quando avevo appena annunciato “al mondo” della mia decisione di mettere a soqquadro la mia vita e di partire, rispondevo sempre che non era questione di coraggio e che coraggiosa non mi sentivo di certo. Ripetevo sempre (ma in quello ci credo ancora) che vi vuole più coraggio a restare imbrigliati nella propria routine e nella propria insoddisfazione che a provare a cambiare.
Ora che è quasi un anno che sono rientrata, la visione è leggermente cambiata: lo ammetto, un po’ di coraggio l’ho avuto (anche perché come ha osservato qualcuno, 5 mesi sono tanti!). Questo mio viaggio mi ha insegnato tanto, anche in termini di coraggio, un ingrediente che non dovremmo mai smettere di applicare nella nostra vita di tutti i giorni.
[Tweet “Già, il coraggio, cos’è? A me era sempre parso la forza di superare la propria indicibile paura (Tiziano Terzani, In Asia)”]
Il vocabolario Treccani definisce il coraggio “Forza d’animo nel sopportare con serenità e rassegnazione dolori fisici o morali, nell’affrontare con decisione un pericolo, nel dire o fare cosa che importi rischio o sacrificio“. Il coraggio visto come nostra capacità di affrontare le paure, gli ostacoli, le avversità: solo questo?
Nella storia del pensiero occidentale qualcuno ha visto nel suicidio la massima prova di coraggio di fronte al terrore della morte e della sofferenza. Secondo altri la prova più coraggiosa è invece quella di vivere, scegliere di esistere e affrontare il brivido andando anche a confrontarsi e sfidare le proprie paure, quell’abisso che secondo Nietzsche non si guarda mai perché, altrimenti, “anche l’abisso vorrà guardare dentro di te”.
Per me il coraggio non va definito in un’ottica negativa, ma anche e soprattutto in positivo, come forza e volontà di affermare se stessi, le proprie opinioni, la propria filosofia di vita, anche se questa va contro la filosofia e lo stile di vita imperante, anche se ciò è diverso da quello che pensano e dicono gli altri.
Il concetto di coraggio viene affiancato spesso al concetto di eroismo e anche di incoscienza a volte. Sei coraggioso se corri dei rischi, se sfidi la sorte, se ti lanci nel vuoto mosso dalla voglia di arrivare giocando con l’irrazionalità e l’irresponsabilità.
[Tweet “Vedi, non c’è coraggio e non c’è paura, ci sono soltanto coscienza e incoscienza. (A. Moravia)”]
Essere coraggiosi non significa essere dei super eroi. Essere coraggiosi significa volersi bene e voler bene alla propria vita, tenerci a tal punto da cercare di fare tutto il possibile per viverla al meglio.
L’accento andrebbe spostato dal negativo al positivo: il coraggio non viene mai considerato un elemento positivo da coltivare quotidianamente, ma solo l’arrischio di qualche irresponsabile o di qualche pazzoide. Non dovrebbe essere così.
Ciò che sembra contare è il concetto di sicurezza, un concetto secondo me assai labile oggi, da difendere a ogni costo e a cui restare avvinghiati come cozze su uno scoglio. Sicurezza vs coraggio quindi? La vita si risolve solo nel cercare di resistere e restare aggrappati a false sicurezze o aspettative a cui credere nonostante tutto, cioè un “cercare di restare a galla” oppure può essere vista anche in modo propositivo e attivo, come slancio e sforzo concreto per raggiungere i nostri obbiettivi e migliorare la nostra vita di tutti i giorni?
Meglio restare al sicuro e non esporsi, aspettando che il cambiamento arrivi da solo (se arriva) oppure sforzarsi di combattere almeno un po’ contro le proprie paure e insicurezze per cercare di migliorarsi e migliorare la propria vita scoprendosi più coraggiosi e più felici giorno dopo giorno?
«È possibile che un uomo che ha paura possa anche essere coraggioso?» «Possibile? Bran, è quella l’unica situazione in cui si fa strada il coraggio». (George R. R. Martin)
Se vuoi sapere di più sulla mia storia e sul mio cambio vita, qui trovi il mio ebook Clamore in Asia.
Molto bello questo post! La paura e l’incertezza spesso generano coraggio. Quando non hai certezze, non sai cosa fare o dove andare, spesso ti ritrovi a riconsiderarre opzioni che con la sicurezza in tasca non avresti mai valutato. E a volte sono proprio queste strade nuove che ci aprono nuovi mondi e possibilità. Infatti, l’ultima citazione mi piace tantissimo 🙂
Ciao Claudia, sono in partenza il 2 aprile per due settimane a Bali. Primo viaggio da sola cosi’ lontano dalla mia vita, dai miei due figli ancora piccoli (7 e 4), dopo la separazione dal mio compagno con cui ho condiviso 18 anni di vita. Il tuo post mi ha trasferito tanto e sono grata di averlo letto. Ho paura e sono emozionata. Sono in un fase evolutiva incasinatissima e pero’ una cosa era fissa tra tutti i miei pensieri: voglio fare un viaggio da sola, voglio farcela da sola, voglio andare lontana, voglio andare a Bali. Coraggio…molte amici e amiche mi dicono Pamela quanto sei forte e coraggiosa.Ma sei sicura di andare cosi’ lontana, da sola? Non devi provare niente a nessuno! Sono d’accordo. Perché alla fine dei conti lo FACCIO PER ME e poi per i miei figli. Perché sono sicura che al ritorno da questo viaggio saro’ una madre più completa nel senso che potro’ raccontare loro quello che io ho vissuto, sulla mia pelle, nel mio cuore, condividere. Perché se c’é una cosa che ho imparato dall’evoluzione che sto vivendo, iniziata ancora prima della separazione é che finché uno non ci passa non puo’ capire veramente cosa significhi ogni passaggio, fase della propria vita. Io sono grata del dolore e della sofferenza che sto provando perché senza questa prova non avrei mai ritirato fuori dal cassetto un sogno che si chiama Bali. Grazie Claudia!
Pamela
Ciao Pamela, che bello il tuo commento, mi ha fatta emozionare!
Capisco benissimo cosa stai provando e ti posso dire che stai facendo – secondo me – la scelta giusta. Partire da soli e ritagliarsi del tempo da dedicare a se stessi è una cosa che viene spesso bollata come egoismo, ma non è così. Tutt’altro: come dici tu, solo lavorando su noi stesse, cercando di fare in modo di superare le crisi e stare bene, possiamo riguadagnare quella serenità che è la base fondamentale del rapporto con gli altri, a maggior ragione con i tuoi figli.
Ti sono vicina e ti faccio tutto il mio bocca in lupo! Mi raccomando fammi sapere come va 🙂