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Cose da sapere su Cefalonia, un’isola non per tutti

Più si viaggia più si impara. In particolare si impara a sfatare i luoghi comuni, come quello che vuole le isole greche un unico tripudio di casette bianche, ristorantini con i tavoli blu, sirtaki nell’aria e caprette che brucano erbetta rinsecchita. Tutto falso, se non forse per le caprette.

O meglio: su alcune isole è così e spesso è ciò che uno finisce per trovare, specialmente sulle isole ad alta concentrazione di turisti, dove i ristoranti imbiancati a calce, con la buganvillea, i tavoli e le sedie azzurre sono immancabili (li stessi che trovi ritratti su ogni magnete in vendita su ogni isola). Ma non è così ovunque. Almeno non è così a Cefalonia.

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Un weekend a Lacco Ameno

Un weekend rilassante al mare è un ottimo modo per staccare la spina dagli impegni quotidiani e prendersi un po’ di riposo, dedicandosi solo a se stessi. Ischia è il luogo perfetto: un luogo incantevole, meta di turisti, scrigno di alcune tra le più belle meraviglie, naturali e non, del Tirreno.

L’isola è il suo mare e le sue acque termali, il bellissimo castello Aragonese e i Giardini La Mortella, ma è anche i suoi comuni, più o meno conosciuti, ciascuno con caratteristiche proprie e particolarità o siti di interesse che lo contraddistinguono dagli altri, rendendolo unico.

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Passaggio a sud-est: quando il Sud-est asiatico incontra il mare di Ponza

Ero a Ponza qualche settimana fa e stavo facendo snorkeling (dopo aver constatato che il diving non fa per me) quando, tutto a un tratto, vedo ancorata in fondo al mare una enorme fotografia che raffigura una coppia di chiara origine asiatica, o meglio sud-est asiatica.

Non potevo credere ai miei occhi! Lì per lì ho pensato ad un’allucinazione (cosa ci fa una foto del genere a Ponza?). L’emozione della sorpresa è stata forte: per me che amo la fotografia e amo il sud-est asiatico (oltre che il mare) imbattersi in una sorpresa del genere (e in un tipo di installazione mai vista fin’ora), mi ha fatto venire la pelle d’oca. Un’emozione bellissima.

Superato lo shock iniziale, l’ho voluta leggere come una bellissima coincidenza, per me, così attratta da quella parte di mondo e in procinto di tornarci presto.

Risalita a bordo della barca del Ponza Diving Center con cui stavo facendo l’escursione ho voluto subito saperne di più.

Quella foto si trattava di un assaggio di “Passaggio a SudEst“, la mostra fotografica sottomarina di Salvo Galano inaugurata in questi giorni sul fondale della baia di Frontone, a Ponza.

La mostra è costituita da 28 immagini, disposte in un percorso circolare, installate al di sotto del livello dell’acqua ad una profondità compresa tra i tre e i quattro metri e ancorate al fondale sabbioso. A pochi metri dalla spiaggia una boa segnala il centro del percorso visivo sommerso; a disposizione (gratuitamente) ci sono maschere per poter ammirare la mostra semplicemente nuotando, facendo snorkeling oppure da una barca.

Le acque incredibilmente cristalline della Baia del Frontone permettono di vedere in tutta la loro bellezza le fotografie. L’inclinazione dei raggi solari, diversa a seconda dell’ora del giorno, interviene a modificarne costantemente l’effetto visivo e lo spettacolo è affascinante.

Mesi di sperimentazione, studio delle correnti, ricerca dei materiali più adatti, disegni tecnici, messa in sicurezza delle opere, hanno reso possibile l’installazione di una mostra fotografica unica nel suo genere: la prima mostra fotografica subacquea.

Così, sul versante Sud Est di Ponza, si sviluppa il racconto di un altro Sud Est, quello asiatico, distante migliaia di miglia ma bagnato dallo stesso elemento, il mare. Questa mostra è dedicata proprio a lui e ai suoi estimatori.

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L’autore delle fotografie è Salvo Galano, fotografo ritrattista di origine ponzese, grande amante del mare e delle sue profondità, che racconta così il progetto:

“Chi nasce o ha le sue radici su di un’isola, grande o piccola che sia, sa che il mare e poi l’acqua in generale, sono elementi ancestrali che influenzano l’esistenza. Da Ponza sono sempre partito. Ho vissuto a Milano, a Londra, a New York, ho lavorato per aziende internazionali e testate importanti, continuando a viaggiare. Ma la spinta che mi ha portato per il mondo è stata uguale e contraria a quella potentissima che mi ha sempre fatto tornare a Ponza. È la sua bellezza, per me incomparabile, che metto alla prova quando parto, per poi, come ho detto… tornare. Sono un fotografo, un ritrattista e un nomade. Il ritratto è per me una ricerca, l’incontro tra spiriti diversi; un senza tetto di NYC, un pescatore ponzese dallo sguardo fulminante, o i contadini gentili del Sudest dell’Asia raccontano al mio obbiettivo sempre qualcosa da cui traggo insegnamento.Volevo così regalare a Ponza lo stupore che cerco altrove, la stessa umanità e fatica che trovo negli abitanti dei paesi lontani. Volevo portare altri colori, altre culture, altri animali. E volevo che fosse una mostra unica, dedicata a Ponza, pensata per Ponza. Ponza è mare, un mare cristallino che domina su tutto. E la mostra è diventata mare. Sono felice che Passaggio a Sudest sia ospitata in questo meraviglioso ed incredibile luogo espositivo: il mare di Ponza”.

Passaggio a Sudest
Mostra fotografica sottomarina di Salvo Galano
Ponza, versante di Sud Est – Acque della baia di Frontone
dal 18 giugno al 14 settembre 2014

 

Le foto sono tratte dalla Pagina Facebook di Passaggio a Sudest 

Ponza, l’isola che ammalia

Le isole sono da sempre luoghi ideali, simboli della mente. Quando dal mare appare la sagoma di un’isola, eccola divenire luogo dell’anima; giunti sotto costa le rocce e le rupi sporgenti ci ispireranno timore e meraviglia. Sbarcati a terra ci sentiremo raccontare dagli isolani fiabe e leggende aventi per tema cose tremende o fantastiche..

(da In viaggio nell’Arcipelago Pontino, Folco Quilici)

Folco Quilici negli anni ’70 le ribattezzò “Pontinesia“, perché, secondo lui – grande documentarista, sub e scrittore – in quanto a bellezza non hanno nulla da invidiare a Bora Bora e alle altre isole della Polinesia. Sto parlando delle isole Ponziane, l’arcipelago che si trova a ventitré miglia dalla costa del Lazio meridionale.

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Cosa fare e vedere a Kos, l’isola di Ippocrate

In italiano sarebbe Coo, ma io preferisco chiamarla con il suo vero nome: Kos. Da amante della Grecia quale sono, a Kos mi sono sentita pienamente appagata. Cosa c’è da fare e vedere a Kos?

Bel mare e belle spiagge, alcune affollate e altre appartate, strette tra il mare e la macchia mediterranea, buon cibo, ma anche storia, cultura e siti archeologici (anche là dove non te li aspetteresti). A Kos c’è tutto.

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