Erano i primissimi anni ’80 quando in radio passava una canzone dal testo insulso – come ne giravano tante in quegli anni – che nel ritornello ripeteva fino allo sfinimento “Singapore, vado a Singapore, vi saluto belle signore!“. Non so se fu per via del ritornello orecchiabile o per qualche altro recondito motivo, ma a me quel “Singapore” si impresse nella mia testa di bambina e viaggiatrice in erba.
Quel “Singapore” mi incuriosiva.
A marzo 2015 ho potuto finalmente dare un volto a quella città dal sapore così esotico e misterioso. Con la mia visita a Singapore ho realizzato uno dei miei sogni di viaggio. Ma non solo: Singapore ha lasciato il segno.