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Visto turistico per il Laos: cosa sapere

Viaggio in Laos in programma (se non l’avete in programma ve lo consiglio comunque)? Il Laos non è una meta comoda o semplice  – è una meta decisamente wild – ma per quanto riguarda l’ottenimento del visto turistico e le pratiche relative ad esso le procedure sono piuttosto semplici.

La prima cosa da sapere relativamente al visto per il Laos è che non è necessario richiederlo prima, lo si può ottenere direttamente all’arrivo al confine. Fino a poco tempo fa arrivando via terra veniva concesso un visto turistico della durata di 15 giorni; ora, invece, sia che si arrivi per via aerea sia via terra (ad esempio dalla Thailandia entrando da Chiang Khong-Huay Xai) viene concesso un visto turistico della durata di 30 giorni.

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Trappole per turisti da Sud-Est Asiatico

Ogni volta giuro a me stessa che questa volta sarà l’ultima, ma alla fine ci ricasco. Il fatto è che ne trovo sempre di nuove, dai nomi a volte strabilianti, la guida raccomanda di andarci, perché è “la più bella di tutto il paese e non la si può perdere per nulla al mondo” oppure mi ci portano a mia insaputa e così mi ritrovo di nuovo lì, di fronte all’ingresso di una grotta.

Il sospetto è che qualcuno ci stia calcando un po’ la mano. Dalla grotta di Chiang Dao, nella Thailandia del nord, all’ultima, quella di Tam Soc, in Vietnam, il mio viaggio nel Sud-Est Asiatico è tutto un susseguirsi di mirabolanti cavità da visitare presentate ai turisti come un richiamo irrinunciabile.

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Vietnam: il mio itinerario di viaggio

Vi ho raccontato per filo e per segno – e con largo anticipo – il mio itinerario di viaggio tra Thailandia e Laos, mentre per il Vietnam non ho svelato nulla. Perché? Perché sono partita senza pianificazioni e ho lasciato che l’itinerario (di massima, perché non è mica detto che lo seguirò alla lettera), l’ho voluto costruire strada facendo, prendendo tempo e concedendomi la massima libertà.

In mano ho una Lonely Planet di seconda mano (pure un po’ datata) acquistata in un negozio di libri usati a Luang Prabang, Pelle di leopardo di Tiziano Terzani (una raccolta di suoi reportage durante la Guerra del Vietnam), una cartina del paese. In più ho ricevuto i preziosissimi consigli del mio amico Lam, guida esperta e direttore di un’agenzia di viaggi vietnamita che ha sede a Hanoi.

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Considerazioni (e nostalgia) di Laos

All’inizio l’impatto non è stato facile. Di certo non come me l’aspettavo. Ma in fondo, devo ammetterlo, un po’ è stata colpa mia perché me la sono voluta giocare difficile: posti sperduti, ombre cinesi, grigiori incombenti, sguardi timidi.

Un principio di delusione stava andando a intaccare l’immagine di un paese che ancora prima di conoscere già mi apparteneva, che sentivo di voler comprendere. La guerra alle aspettative. Il dubbio di aver sbagliato approccio.

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Benvenuti a Muang Sing, profondo Laos del nord

Gli unici stranieri a bordo del piccolo bus sgangherato siamo io e Peter, un olandese sui cinquantanni. Stiamo stipati come polli nelle stive e carichi di sacchi, borse e borsoni che trovano posto sotto, sopra, a fianco di noi, impilati sul tetto del bus.

Siamo partiti da Luang Namtha, città del Laos settentrionale, e stiamo andando a Muang Sing, ancora più a nord, quasi al confine con la Cina. Cosa ci stiamo andando a fare? È proprio la domanda che mi sto facendo anche io appena arrivata in questo posto sperduto tra strade impolverate e nebbia.

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