La leggenda racconta che un giorno una donna, di nome Penh, mentre passeggiava lungo il fiume Mekong trovò un tronco che conteneva quattro statue del Buddha. Madame Penh decise subito di deporre le statue in una pagoda sulla cima di un poggio alberato. Così sarebbe nata Phnom Penh, la capitale della Cambogia, e il suo tempio più importante, il Wat Phnom, che significa appunto “Tempio della collina”.
Un’aura di mito e leggenda pervade ancora la città, nonostante nel frattempo Phnom Penh sia diventata una metropoli da due milioni di abitanti affollata da frotte di turisti che la visitano in migliaia ogni anno e con il conseguente fiorire di ristoranti occidentali e hotel di charme.
Vista la prima volta nel 2012, nel mio primo viaggio in Cambogia, ne restai colpita e affascinata. Ma arrivando dopo giorni trascorsi nella campagna cambogiana, trovarmi nel suo caotico traffico di gente e motori fu quasi uno shock. Tornandoci ora, dopo essere stata per un mese tra le strombazzanti città vietnamite mi è parsa invece straordinariamente silenziosa. Ma sempre dell’idea che è una città piacevolissima.
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