L‘aerofobia – così viene chiamata la paura di volare (fear of flying) – secondo alcuni studi sembra attanagliare un viaggiatore su due. Dei sondaggi svolti recentemente in Italia tra persone che hanno volato almeno una volta nella vita (il 37% della popolazione italiana), il 33% dichiara di avere paura e il 10% dice di non voler più volare.
Se a queste percentuali si aggiungono quelle di chi vola abitualmente ma con difficoltà e di chi teme il volo pur non avendo mai volato, la parte di popolazione che vive l’aereo con più o meno disagio si aggira quindi intorno al 50%.
L’aerofobia (a cui ci si riferisce anche con il termine più desueto di “aviofobia”) si manifesta sotto forma di ansia irrazionabile difficilmente gestibile e per questo si classifica a tutti gli effetti nella categoria delle fobie. Essa è comune sia tra chi è costretto a viaggiare spesso (magari per motivi di lavoro) sia tra chi non ha mai volato e si può manifestare secondo diversi livelli di intensità, da lieve disagio a vera e propria crisi d’ansia.
Eppure la probabilità di essere coinvolti in un incidente aereo è remota – si dice sia di una su un milione – cioè è molto più probabile essere coinvolti in un incidente automobilistico lungo il percorso da casa all’aeroporto.
Ma da dove nasce la fobia del volo?
Luca Chittaro, docente di interazione uomo-macchina all’Università di Udine, spiega: “Ci sono diversi motivi. Il primo è la familiarità. L’aereo non è assolutamente familiare, a differenza, per esempio, dell’automobile, che prendiamo migliaia di volte all’anno. Ci sono una serie di eventi normali e legati al mezzo che spaventano i passeggeri meno esperti. Il campanello che chiama le hostess, per esempio, spesso genera disagio e paura. Vale lo stesso per le turbolenze. Eppure quando siamo su un autobus, in una strada piena di buche, siamo soggetti a sollecitazioni a volte maggiori. Chi vola di frequente, queste cose le sa. Acquisisce confidenza con il mezzo e ridimensiona la paura. Poi c’è la questione del controllo. Una volta saliti su un aereo si deve rinunciare alla possibilità di avere il controllo del mezzo su cui ci si trova. L’automobile dà invece una sensazione di maggiore controllo. Parlo di sensazione perchè spesso è illusoria: se un tir invade la corsia contromano c’è poco da fare per chi guida. Sull’aereo ci si deve affidare ai piloti professionisti, ai controlli, alle migliaia di ingegneri che ci hanno lavorato. Il problema è che la percezione del rischio entra nella sfera dell’emozione piu’ che della razionalità”.
Per superare questa fobia si possono praticare tecniche di rilassamento, ad esempio il training autogeno, o frequentare corsi appositi in genere organizzati dalle maggiori compagnie aeree (vedi ad esempio Voglia di volare di Alitalia). Nei corsi si cerca di familiarizzare con l’aereo, si parla con il pilota e si visitano gli hangar per conoscere tutte le misure di sicurezza e si parla con uno psicologo per mettere a fuoco le proprie paure. In rete c’è anche forum sulla paura di volare di www.ilvolo.it, con le esperienze di chi ha convive con questa fobia e le storie di chi ce l’ha fatta a superarle.