“Scegli un lavoro che ami, e non dovrai lavorare nemmeno un giorno della tua vita”
[Confucio]
Questa frase, a una prima lettura, può lasciare un po’ perplessi. Il lavoro in genere è infatti sempre sinonimo di fatica, obbligo, dovere, impegno, peso, per alcuni persino di “prigionia”. Sembra quindi una contraddizione che qui il saggio Confucio definisca il lavoro ideale come un “non lavoro”.
In realtà non è un paradosso o un gioco di parole, ma è l’espressione di ciò che dovrebbe essere per ognuno di noi. Riuscire a fare in modo di scegliersi un lavoro che ci piace, che ci appassiona, che amiamo, ha il potere di non farci sentire sforzi o costrizioni ma solamente un grande piacere nel farlo. Ma come è possibile? È solo un’idea astratta o è davvero realizzabile? E – domanda fondamentale – come è realizzabile?
La chiave di svolta, la soluzione, in fin dei conti non è così difficile: basta saper trasformare la propria passione più grande in lavoro.
Passiamo dal concetto base: le passioni. Ognuno di noi ha delle passioni, degli interessi, degli hobby. Ne possiamo avere anche diversi, tanti, tantissimi. Ma ce ne è sempre una che ci contraddistingue più delle altre, una passione che sovrasta le altre, che ci descrive al meglio e ci rappresenta.
C’è chi ha la passione della fotografia, c’è chi ama viaggiare, chi si gratifica aiutando gli altri, c’è chi appena ha un po’ di tempo si dedica al proprio sport preferito, chi ha la passione della musica o dell’insegnamento…la lista è pressoché infinita.
Ciò che accomuna tutte queste svariate passioni è una cosa sola: lo stato d’animo che ci fa provare. Se si tratta di una vera e propria passione lo riconosciamo subito: solo facendo quella determinata cosa ci sentiamo realizzati, appagati, contenti, nel posto giusto nel momento giusto. Insomma, la nostra passione ci fa sentire bene, ci piace proprio tanto.
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