Siem Reap, 22 dicembre 2012. Atterrati finalmente in Cambogia. L’ufficio visti e accettazione passaporti è semplicemente un bancone con una fila di impiegati, indaffarati a scrivere e compilare moduli, che si passano i nostri passaporti di mano in mano fino all’ultimo impiegato che fa l’appello ed è addetto a riconsegnarci i documenti.
“Claudia!” Eccomi, presente. Finalmente entrata in Cambogia.
È amore a prima vista: mi innamoro subito dell’aeroporto – piccolo ma curato, a misura d’uomo (rispetto a quello di Bangkok!) – e soprattutto silenzioso! Si respira fin da subito un’aria di pace e serenità. C’è un cortile con un giardino lussureggiante con piante, vasche e giochi d’acqua che rapisce subito la mia attenzione e il mio pollice verde: meraviglioso! (mi ritroverò a ripetere spesso questo aggettivo nel corso delle due settimane successive).
Recuperati i bagagli e via, usciti c’è il nostro pullmann e il nostro driver che (per fortuna/purtroppo) ci accompagnerà praticamente per tutto il nostro tour cambogiano. Arriviamo in albergo (il Dyna Boutique Hotel): è amore al 100% anche qui! L’albergo è bellissimo, ha un giardino verdissimo e profumatissimo di frangipane e ha una bellissima piscina piastrellata di nero che sa molto di zen e che infonde tanta serenità.
La nostra prima visita è ad Angkor Thom (“Grande Ankor”), una grande città fortificata che copriva un’area di 10 km quadrati. Al centro si trova il Bayon, il tempio con le sue enormi teste che ti guardano sornione, espressione del genio creativo del sovrano Jayavarman VII. Orientato verso est, è molto suggestivo visitarlo la mattina con le prime luci dell’alba o al tramonto, con il Sole che lentamente si allontana, come è successo a noi.
È una sensazione incredibile: si viene subito trasportati in una dimensione lontana, mistica, che sa però di tranquillità e pace interiore. È inevitabile sentirsi oggetto di attenzione con tutti quei visi che ti scrutano da ogni lato.
Angkor Thom è circondata da un fossato e si pone come metafora del Monte Meru circondato dagli oceani. Come avremo modo di constatare, elementi induisti e buddisti di fondono e si influenzano creando un suggestivo scenario mitologico. I bassorilievi raffigurano scene di vita quotidiana, parate militari ed eventi storici.
Poi c’è Phimeanas e il Palazzo Reale, la terrazza del Re Lebbroso, la terrazza degli Elefanti, Kleang e Prasat Suor Prat. La cinta muraria del Palazzo Reale è molto suggestiva e ammantata di alberi e piante arrampicanti: da qui facciamo una passeggiata nella jungla dal Preah Pallay al Phimeanakas. Nei dintorni di Angkor Thom il Ta Keo, il Ta Nei ma soprattutto il Ta Prohm, sicuramente uno dei siti da non perdere di tutta la Cambogia. Immerso tra le rovine e le piante della jungla che reclamano a loro il possesso del territorio, è un luogo magico: perdersi a girovagare tra le sue rovine è qualcosa di suggestivo e mistico, che ha in sè un non so che di meditativo e terapeutico. Location bellissima, non a caso scelta per alcune riprese del film Tomb Raider della saga di Lara Croft.
Non manchiamo di visitare nemmeno il Preah Khan con i suoi lunghi corridoi e la pietra mangiata dai licheni, tra commistioni induiste e buddiste, il Preah Neak Poan (il tempio dei Naga attorcigliati) e il cabino del Baray orientale. Il Naga è la figura mitica del serpente a più teste, molto ricorrente nell’architettura e nel simbolismo di Angkor.
La nostra guida, Sarom, è un ragazzo cambogiano che parla benissimo italiano e che ci guida attraverso i meandri delle figure mitologiche induiste e ci introduce al buddismo. Senza di lui non avremmo potuto goderci appieno la visita ai templi di Angkor…che continua…
Ciao Claudia!
Parto giovedì per un itinerario fai da me cambogia-vietnam-laos, arrivando e ripartendo da bangkok. Posso chiederti come hai trovato la tua guida per Angkor Wat? Lì in loco? grazie!
Ciao! sì, in loco, se vuoi ti do il suo contatto!