Se anche voi come me siete stati a Bali saprete bene che la città Kuta è la capitale del divertimento e del surf dell’isola. Chiassosa, piena di locali e affollata di surfisti e turisti occidentali, in un certo qual modo stona parecchio con la spiritualità e il misticismo per cui Bali è conosciuta in tutto il mondo.
Vi siete mai chiesti come era Bali un tempo, prima dei surfisti e dei turisti occidentali? Io sì e la storia in cui mi sono imbattuta è molto affascinante.
Anticamente la zona meridionale dell’isola, non adatta alla coltivazione del riso, arida e con tutte quelle “inutili” lunghe spiagge sabbiose, veniva poco considerata. Le cose cominciarono a cambiare nel corso degli anni ’30 grazie a due americani: Bob e Louise Koke.
Bob e Louise erano una coppia di giovani globetrotter americani che dopo aver lavorato a Hollywood decisero di iniziare un viaggio intorno al mondo. Arrivarono a Bali – per caso – nel 1936, inizialmente con l’intenzione di fermarsi solo qualche settimana per dedicarsi alla pittura e alla fotografia. Le lunghe spiagge sabbiose del sud li conquistarono. Li conquistarono a tal punto che decisero di aprire una guesthouse sulla spiaggia di Kuta, allora praticamente deserta (ci viveva solo qualche famiglia di pescatori).
Presero in affitto del terreno vicino alla spiaggia e decisero di far costruire il loro hotel. Lo chiamarono Kuta Beach Hotel. Era una struttura molto spartana che consisteva in qualche capanna di foglie di palma sulla spiaggia. L’hotel si trovava proprio di fronte alla spiaggia, dove oggi c’è l’Hard Rock Hotel.
Un giorno Bob durante una pausa dai lavori di costruzione dell’hotel, prese la sua rudimentale tavola da surf e andò incontro alle onde. Aveva imparato a surfare quando si erano trovati alle Hawaii durante le riprese di un film. Dopo poco Bob Koke si accorse di essere l’unico surfista in acqua nell’arco di migliaia di miglia. Da lì l’idea: Bob cominciò ad insegnare il surf ai ragazzi del posto, che ne furono fin da subito conquistati. Presto il surf divenne l’attività preferita sia degli ospiti sia dei balinesi: era nato il fortunato sodalizio tra Bali e il surf.
Nel frattempo, grazie al passaparola, il Kuta Beach Hotel iniziò ben presto a registrare il tutto esaurito. Gli ospiti che arrivavano con l’intenzione di fermarsi solo qualche giorno finivano per fermarsi per settimane. Anche Bob e Louise alla fine decisero di restare a Bali.
Il governatore olandese guardava con disprezzo al Kuta Beach Hotel definendolo solo un insieme di “luride capanne indigene“, ma gli olandesi intuirono che seguire l’esempio dei Koke avrebbe potuto portare dei vantaggi economici anche a loro. Il flusso turistico a Bali stava infatti crescendo. Dopo pochi anni altri imprenditori occidentali iniziarono a costruire capanne sulla spiaggia in stile balinese per alloggiare i turisti.
Con lo scoppio della seconda guerra mondiale la crescita turistica di Bali subì una brusca frenata. Bob e Louise riuscirono a fuggire appena in tempo: Bali venne invasa dai giapponesi. Al termine della guerra Bob tornò ma ormai il Kuta Beach Hotel era completamente distrutto. La fama di Bali invece continuava a crescere.
Negli anni ’60 Bali entrò nel vivo della sua ascesa turistica entrando inoltre a pieno titolo nel circuito delle mete degli hippie in viaggio tra l’Europa e l’Australia. Nel 1969 venne realizzato l‘aeroporto internazionale di Ngurah Rai, il flusso turistico aumentò grazie ai voli low cost per l’isola e alla creazione di strutture di alloggio economiche.
Inizialmente la maggior parte dei turisti soggiornavano a Denpasar e visitavano Kuta in giornata. Un pò alla volta la capacità ricettiva di Kuta aumentò: spuntarono losmen (piccoli hotel) con graziosi giardini in tipico stile balinese, locali dove mangiare a buon prezzo e ambulanti che vendevano funghi allucinogeni.
Ben presto arrivarono anche i surfisti di tutto il mondo, che usavano Kuta come base per esplorare le coste meridionale dell’isola. I balinesi più intraprendenti non si lasciarono scappare l’occasione offerta dal turismo, spesso stringendo accordi con occidentali alla ricerca di un pretesto per restare. L’era del’oro di Bali era cominciata.
Nel 1987 la storia ormai dimenticata di Bob e Louise Koke è diventata un affascinante libro di memorie, Our Hotel in Bali, scritto dalla stessa Louise. Il libro include anche schizzi e fotografie. Anche a distanza di tempo, anche se ha viaggiato molto, secondo Louise Kuta era e rimane “la spiaggia più bella del mondo”.
Ciao Claudia! Bali è stata l’ultima tappa del mio on the road di 21 giorni in Indonesia. Tra tutti i luoghi che ho visto Kuta è stato quello che mi è piaciuto di meno (mi ha dato l’impressione di trovarmi a Riccione), ma l’unica cosa che ho apprezzato è stato proprio il surf! Ho avuto modo di osservarlo due volte: la prima alla Blue Point Beach e la seconda davanti all’Hard Rock Cafè! Ero convinta che il surf fosse arrivato a Bali grazie agli australiani, invece mi sbagliavo! 🙂 Sono contenta di aver scoperto la vera storia del surf balinese 🙂
Ciao Laura e benvenuta sul blog!
In effetti Kuta fa proprio venire voglia di scappare..per fortuna che c’è il surf! Ai tempi di Bob e Louise doveva essere sicuramente molto ma molto più interessante 😉