Dopo la visita di Meknes e Fes il mio piccolo tour del Marocco si è spostato verso sud, destinazione deserto. Ovvero il momento più atteso ed emozionante di questo mio viaggio.
L’esperienza del deserto mancava nel mio curriculum di viaggiatrice. Ci ero passata di striscio, ma non avevo ancora avuto la fortuna di trovarmi in mezzo alle dune, solo sabbia e silenzio. Ero molto curiosa di trovarmi in questo ambiente, curiosa di vedere le mie sensazioni.
Il mio primo assaggio di deserto marocchino è stato nelle dune dell’Erg Chebbi, nel sud del paese, non lontano dal confine con l’Algeria. Come nella più classica delle tradizioni turistiche ho fatto un classico camel trek: abbiamo lasciato armi e bagagli in un hotel di appoggio e siamo partiti in sella ad un dromedario. Di per sé il camel trek lo si può definire turistico, ma resta una modalità molto piacevole per sperimentare il deserto, soprattutto se è la prima esperienza.
Il mio dromedario non era molto entusiasta all’idea di alzarsi e partire (anzi, era parecchio contrariato con mia conseguente preoccupazione), ma poi si è tranquillizzato (e mi sono tranquillizzata pure io) e da lì in poi è stato uno spettacolo.
Trovarsi (finalmente!) in mezzo alle dune, mentre il sole si preparava a tramontare, è stato a dir poco emozionante. Lo scenario così unico nel suo genere, così indescrivibile, mi ha dato quasi l’impressione che fosse uno scenario “finto”, quasi fosse una scenografia teatrale. Invece no, è tutto vero. Il deserto è poesia pura.
È silenzio, distese infinite, contrasti di colore (il rosso della sabbia che contrastava con l’azzurro del cielo, le nuvole sparse), vento sibilante. Il vento la fa davvero da padrone. È come se fosse la voce del deserto. Impossibile non subirne il fascino.
L’Erg Chebbi è perfetto per fare un’esperienza di deserto: la sabbia è rossa, le dune non mancano (arrivano anche a 200-250 m di altezza), i campi tendati neppure. Dopo un paio di ore di camel trek siamo arrivati a quello che sarebbe stato il nostro campo tendato: un insieme di tende disposte in cerchio, distese di tappeti, il fuoco acceso e noi tutti intorno a scaldarci (a dicembre fa freddo nel deserto). Il nostro campo tendato era ben attrezzato (c’era pure un bagno in muratura). Al nostro arrivo siamo stati accolti con tè alla menta e frutta secca, la cena era ottima.
Dopo esserci riscaldati intorno al fuoco e prima di andare a dormire (nei nostri sacchi a pelo invernali) un invito allettante: andare ad ammirare il cielo. Lontano dalla civiltà quel nostro stesso cielo è una distesa di luci brillanti che lascia senza parole. Peccato aver fatto solo una notte nel deserto dell’Erg Chebbi. Ce ne sarebbero volute molte, molte di più.
Ho sempre amato il deserto.
Ci si siede su una duna di sabbia.
Non si vede nulla. Non si sente nulla.
E tuttavia qualche cosa risplende in silenzio…(Antoine de Saint-Exupéry)
Che bello, fra qualche giorno vivrò anche io quest’esperienza… non vedo l’ora! Il tuo post mi ha caricato a mille!
Alessandra vedrai che meraviglia trovarsi a tu per tu con il Sahara! 🙂