Se penso alla Bali del sud è a Uluwatu che penso. Devo ammettere di essere rimasta abbastanza delusa in generale della zona meridionale dell’isola, ma la punta sud-occidentale della penisola di Bukit, la zona che fa capo appunto a Uluwatu, mi ha colpita positivamente.
Qui ci sono alcuni dei break più famosi di Bali: Uluwatu è meta di surfisti internazionali fin dagli anni ’70 e Bali una meta molto amata dai surfisti da sempre. Ma non solo. Qui si trovano alcune delle spiagge più belle di tutta l’isola (Padang Padang, Bingin, Balangan) e un tempio – il Pura Luhur Ulu Watu – molto suggestivo.
Ma andiamo per ordine.
Per visitare la penisola di Bukit decidiamo di soggiornare a Jimbaran che sembra essere una zona comoda per gestire i successivi spostamenti sull’isola. Con il senno di poi, però, a Jimbaran non ci tornerei. A parte una bella spiaggia, alcuni bei resort e warung di pesce sulla spiaggia non c’è molto altro. Ammetto che una cena a base di pesce in riva al mare con i piedi nella sabbia è molto romantico, per una sera ci può stare. Ma niente di più. Uluwatu è diverso.
Arriviamo a Uluwatu la mattina dopo. La vista dalla scogliera è davvero stupefacente. Tutta Uluwatu è stupefacente. Nella scogliera a picco sul mare sono stati ricavati dei gradini che portano al mare, passando per una grotta.
A Uluwatu non c’è spiaggia, le onde si infrangono tra rocce e stretti cunicoli. Tutto intorno negozi che vendono tavole ed equipaggiamento da surf, bar e locali che fanno a gara per chi vanta la vista più spettacolare (c’è anche un warung costruito direttamente tra le rocce, pazzesco!). Ci fermiamo in uno di questi bar, sorseggiamo una bibita mentre seguiamo le mosse dei surfer che sfidano le onde (che qui possono essere anche notevoli).
Uluwatu non è un posto da principianti, ma da surfer esperti. Galvanizzante l’atmosfera che si respira qui: siamo in un posto mitico per gli amanti del surf (e lo si capisce subito). Stare qui fa venire voglia di sfidare le onde, quasi fosse il modo più autentico per conoscere l’oceano.
Ad un paio di km dal regno dei surfisti di Uluwatu c’è il Pura Luhur Ulu Watu, uno dei templi più importanti a Bali. Di per sé non è nulla di eccezionale (solo i fedeli induisti possono accedere alla santuario interno, costruito su un lembo di terra che si protende sul mare), ma la posizione è a dir poco suggestiva: in cima alla scogliera, a picco tra le onde dell’Oceano Indiano.
Il nostro tassista ci mette in guardia: occhio alle scimmie ladre! In effetti c’è un folto gruppo di scimmie grigie, che si capisce essere molto avvezze ai turisti. Noi gli passiamo in parte facendo finta di niente; forse sono ancora un po’ addormentate perché non ci danno molta retta.
A Uluwatu si può fare una bella passeggiata a nord e a sud del tempio, lungo la scogliera. Ammirare le onde che si infrangono (parecchio arrabbiate) sotto di noi fa un certo effetto. Capisco perché il sacerdote Empu Kuturan creò un tempio proprio qui: c’è qualcosa di mistico nell’aria.
Uluwatu non è solo meta da surfisti fisicati. Ci sono anche delle spiagge (di sabbia) molto belle, adatte anche per chi non surfa. Noi scegliamo di andare a dare un’occhiata alla spiaggia di Padang Padang. E decidiamo di restarci! La spiaggia è abbastanza piccola, racchiusa in una insenatura tra le rocce, molto bella. Possiamo fare anche il bagno, mentre più in là i surfisti si buttano tra le onde. Ci sono dei warung, molto spartani ma va bene così. Ordino il mio piatto preferito: noodles alle verdure. Pranzare mischiandosi tra i surfisti non è cosa da tutti i giorni!
Più tardi il nostro tassista si offre di accompagnarci a una spiaggia chiamata Dreamland (già il nome non mi convince). Non andateci, vi prego! Il posto è veramente brutto, costruito a tavolino per i turisti, accanto a un palazzone che svetta proprio sulla spiaggia, poco distante da un mega resort con annesso campo da golf che stona veramente con il concetto di rispetto ambientale. Arrivati al parcheggio un trenino per turisti (ebbene sì) accompagna i malcapitati (è proprio il caso di dirlo) al limitare della spiaggia, a cui si arriva passando accanto a un acquitrino e una fila di negozi per turisti. Squallido a dire poco. Quindi giriamo i tacchi e ce andiamo.
Non lontano da quello squallore c’è Balangan Beach, un’ampia spiaggia, tranquilla, incastonata tra gli scogli e orlata di palme. Ci sono persino ombrelloni e lettini. E c’è persino il venditore di gelati (e persino il cornetto al lampone e more!). Posto ideale per un po’ di relax e per dedicarsi alla lettura. Ci restiamo fino al tramonto.
Ce ne stiamo ormai andando dalla spiaggia quando vediamo arrivare una coppia di occidentali vestiti in modo stranamente elegante per una spiaggia. Lei ha tra le mani un bouquet. Con loro un prete. È così che, davanti al mare, con un paio di invitati e una decina di persone in tutto nei paraggi, al tramonto, una coppia si sta andando a sposare. In infradito. Sulla sabbia. Mi fermo un attimo e li guardo sorridendo.
Adoro gli spot per surfisti!!!! Ci sono anche spot per imparare a prendere confidenza sulla tavola? Hai provato?
Uluwatu è adatto a surfisti esperti perchè la costa è molto frastagliata e le onde possenti. A Kuta invece ci sono diverse scuole per imparare. Sono stata tentata ma per mancanza di tempo non l'ho fatto 🙁
ciao anch’io partiro a breve per Bali, secondo te se uso Seminiak come base posso andare a Uluwatu in giornata o devo necessariamente alloggiarvi?
Ciao Irene e benvenuta sul blog!
Puoi andare in giornata a Uluwatu, ma io ti consiglio di fare almeno una notte in zona. La zona di UluWatu è molto tranquilla e suggestiva e una notte lì merita di sicuro.
ciao claudia! bellissimo il tuo blog! un consiglio, come ti muovevi a uluwatu? driver fisso?
Grazie Alba! A Uluwatu mi sono spostata in taxi!