Se decidete di farvi una vacanza a Zanzibar e ne avete la possibilità, dovete assolutamente fare almeno qualche giorno di safari nei parchi del nord della Tanzania. Se, viceversa, volete fare un safari in Tanzania, qualche giorno di relax sulle bianche spiagge di Zanzibar ci sta comunque tutto.
Sia chiaro, le due realtà non potrebbero essere più diverse. Anche se appartengono allo stesso Paese, la Tanzania continentale e l’isola di Zanzibar sono profondamente diverse. Paesaggisticamente ma soprattutto culturalmente e storicamente diverse. Zanzibar è uno dei centri più rappresentativi della cultura swahili, nata dall’incontro tra le popolazioni dell’Africa orientale, gli arabi e i persiani.
L’isola era un punto nevralgico nelle rotte di scambi commerciali tra le coste dell’Africa orientale, la penisola arabica e l’Asia. Zanzibar è da sempre “l’isola delle spezie“: fin dall’antichità era un centro importante di coltivazione delle spezie, soprattutto chiodi di garofano (si contende il primato di primo produttore mondiale con l’Indonesia), ma anche noce moscata, cannella, zafferano, pepe e zenzero.
Intanto che mi trovavo in Tanzania, ne ho approfittato anche io per fare qualche giorno anche a Zanzibar. E – sorpresa – ho scoperto che Zanzibar non vuol dire solo belle spiagge e bel mare (che in effetti è straordinario). C’è anche altro.
Secondo me, se vi trovate a Zanzibar, non vi annoierete di certo (e se lo dico io che non sono un’amante della vita di sola spiaggia..). Quindi non fate come quelli che passano una settimana intera chiusi nel villaggio turistico; c’è tutta un’isola da scoprire là fuori.
Ecco cosa vi consiglio di fare a Zanzibar:
Visitare Stone Town
Stone Town – la “città di pietra” – è il centro più importante di Zanzibar e ha molti aspetti interessanti. Il suo centro storico, un intricato dedalo di viuzze, è ricco di testimonianze architettoniche e storiche della cultura swahili. Qui si trovano i palazzi dei sultani, tra cui Beit el-Sahel e il Palazzo delle Meraviglie (il primo di tutta l’Africa orientale ad aver avuto la corrente elettrica e un ascensore), il forte arabo, diverse moschee e altri luoghi di culto (anche induisti e cristiani), musei (il Museo del Palazzo e il Museo del Memoriale della Pace).
Bellissimi sono i portoni che recano impressi elementi tipici dello stile persiano e indiano. Proprio per il suo patrimonio artistico e storico Stone Town è stata dichiarata Patrimonio dell’Umanità Unesco.
A Stone Town ci sono anche vivaci mercati in cui è d’obbligo comprare il souvenir per eccellenza dell’isola: le spezie. Numerosi sono anche i negozi che vengono prodotti di artigianato, batik e oggetti in legno.
Il momento ideale per visitare Stone Town è il tramonto. Non solo perché è il momento della giornata in cui il sole è meno aggressivo; Stone Town è sulla costa occidentale dell’isola, da qui è possibile vedere tramonti indimenticabili, magari sorseggiando un ottimo aperitivo dalla grande terrazza dal bar dell’Africa House (che guarda proprio sull’oceano).
A Stone Town si trova anche la casa dove visse l’esploratore e missionario David Livingstone, che soggiornò a lungo sull’isola mentre stava pianificando il suo viaggio alla ricerca delle sorgenti del Nilo. A Stone Town, il 5 settembre del 1946, nacque anche Freddie Mercury, il frontman dei mitici Queen: la sua casa è ricordata da una piccola bacheca e da un ristorante che porta il suo nome (“Mercury”).
Un avvertimento: a Zanzibar il 97% della popolazione è di fede musulmana, quindi è richiesta una maggiore attenzione nell’abbigliamento (sarebbe meglio tenere braccia e gambe coperte) e nei comportamenti (evitare le effusioni in pubblico e mantenere un certo contegno se si bevono alcolici).
Vita da spiaggia a Nungwi
Nungwi è un famoso centro sulla punta settentrionale dell’isola. Famoso perché qui si trovano le spiagge più belle e i resort più lussuosi, Qui il mare è meno soggetto all’alta e bassa marea. La costa orientale dell’isola, dove si trova la maggior parte dei complessi turistici, ha belle spiagge e bel mare ma l’alternarsi di alta e bassa marea è considerevole. Qui a Nungwi non è così e il mare sembra anche (se possibile) più bello.
Nei dintorni ci sono villaggi di pescatori, si possono vedere uomini intenti nella costruzione di dhow (le imbarcazioni tipiche) e anche un centro di recupero delle tartarughe marine (qui è avvenuto il mio primo incontro con questi fantastici animali).
Safari nella Foresta di Jozani
Se sentite la nostalgia dei safari dei grandi parchi tanzaniani, potete sempre fare una sorta di safari anche a Zanzibar. La foresta di Jozani, nella parte centrale di Zanzibar, è un’area protetta e uno dei pochi ultimi tratti di foresta originaria dell’isola (che è stata in gran parte deforestata). La vegetazione è rigogliosa e comprende anche una foresta di mangrovie.
La vera attrattiva della foresta di Jozani è però il colobo rosso di Zanzibar, una specie di scimmia che vive solo qui. Le stime dicono che tuttora ne restino solo 500-1.000 esemplari. Per visitare il parco è necessario pagare il biglietto (circa 8 dollari), che include anche la visita alla foresta di mangrovie.
Snorkeling
Siete nell’Oceano Indiano, uno dei mari più straordinari del mondo. La barriera corallina si estende al largo della costa orientale di Zanzibar ed è raggiungibile anche a piedi durante la bassa marea (mi raccomando, non camminate sui coralli!). Fare snorkeling è una delle attività che proprio non potete non fare a Zanzibar. I ragazzi sulla spiaggia, i famosi “beach boys”, abbigliati in stile Masai, vi proporranno diversi tipi di tour sull’isola, tra cui tour di snorkeling in barca lungo l’isola: potete fidarvi.
Con poche decine di dollari passerete una piacevolissima giornata in barca, con maschera e pinne a disposizione; vi porteranno nei punti migliori dove fare snorkeling, anche su una striscia di sabbia che si forma solo durante la bassa marea. E in più gusterete anche un ottimo pranzo (il riso al cocco e il pesce alla griglia che ho mangiato lì ancora me lo ricordo…).
Tour delle spezie
Siete sull’isola delle Spezie, quindi aspettatevi che prima o poi qualcuno vi proponga di fare un tour delle spezie. Con 10-15 dollari è possibile visitare le piantagioni di spezie sparse nell’isola, fare delle degustazioni di frutta esotica e logicamente fare acquisti di spezie, tè o caffè.
Mercato degli schiavi
Zanzibar non era solo luogo di scambio di spezie. Purtroppo fu a lungo anche luogo di scambio e compravendita di esseri umani. Durante il periodo di dominazione omanita, Zanzibar divenne il più importante centro di smistamento di schiavi dell’Africa orientale. Provenienti dell’Africa continentale, alcuni venivano fatti lavorare nelle piantagioni di spezie, altri venivano imbarcati verso la penisola arabica e l’Asia. Secondo le stime erano circa 50.000 gli schiavi che nel XIX secolo venivano venduti nei mercati di schiavi di Zanzibar e secondo Livingstone oltre 80.000 quelli che morivano ogni anno nel tragitto dall’entroterra continentale verso Zanzibar.
Se volete potete visitare le celle del vecchio Mercato degli Schiavi, oggi diventato una meta per turisti. Qui venivano stipati gli schiavi, in condizioni a dir poco disumane. Con pochi dollari è possibile chiedere ad una guida di accompagnarvi nella visita per meglio comprendere come si svolgeva la vita degli schiavi.
Informazioni importanti
- Quando andare: il periodo migliore per andare è da novembre a marzo (alta stagione), quando le piogge sono scarse. Buono anche il periodo da luglio a ottobre: le temperature sono più basse (intorno ai 25°) ma l’umidità è inferiore.
- Come raggiungere Zanzibar: in circa 45 minuti di volo da Arusha, nel nord della Tanzania, oltre che da Dar es Salaam e voli charter dall’Europa. In alternativa è possibile raggiungerla via mare con traghetti o catamarani da Dar es Salaam (la soluzione più economica è quella di prendere il traghetto).
- Visto: per entrare in Tanzania è necessario un visto, ottenibile anche direttamente all’aeroporto di Zanzibar all’arrivo.
- Salute: la vaccinazione contro la febbre gialla è obbligatoria esclusivamente per i viaggiatori provenienti da Paesi dell’entroterra in cui la malattia è endemica (Kenya, Etiopia, ecc.). La profilassi anti-malarica non è obbligatoria ma è consigliata.