Quale modo migliore per concludere un tour del Marocco se non quello di visitare Marrakech? Detto, fatto! Il mio tour alla scoperta del Marocco contro-meridionale si chiude a Marrakech, una delle mete più gettonate e importanti del Marocco, se non addirittura la più famosa in assoluto.
Città affascinante, meta trendy altamente frequentata da turisti di tutto il mondo, amata da artisti, poeti e non solo (Yves Saint-Laurent visse a lungo qui), colorata e vivace, una piazza – Djeema el Fnaa – centro pulsante e simbolo di tutta la città. Marrakech è tante cose insieme. Impossibile non avere aspettative alte quando ci si arriva.
Io ci sono arrivata a metà pomeriggio, il 31 dicembre del 2013, in una bella giornata di sole. Dopo le temperature fredde dei valichi dell’Atlante e il vento sferzante del deserto, i 18°C di Marrakech sono una rinascita. Passiamo accanto alla Koutoubia, il famoso minareto della moschea omonima che svetta su tutta la città: siamo arrivati.
Il tempo di lasciare i bagagli nel riad (bellissimo) dove alloggeremo proprio nel cuore della medina, la città vecchia, che già sono affascinata da Marrakech. Mi basta salire sul terrazzo del riad e godermi la vista sulle terrazze intorno che già so che ci devo tornare (anche se non l’ho ancora praticamente vista).
Cosa c’è da vedere nella medina di Marrakech?
Il suk
La medina di Marrakech è prima di tutto (e soprattutto) il suk: un suk immenso, caotico e disordinato, colorato e profumato, dove perdersi metaforicamente ma anche nel vero senso della parola. Orientarsi è veramente difficile, ma per fortuna ci sono cartelli che indicano la destinazione che interessa ad ogni turista in visita a Marrakech: piazza Djeema el Fnaa. Per un attimo mi sembra di essere a Venezia, in avvicinamento a Piazza San Marco.
Nel suk di Marrakech si trova davvero di tutto; si va dalle botteghe dei fabbri, dei sarti o dei tintori alle bancarelle che vendono vestiti, cibo, lampade e specchi, pelletteria e souvenir (tanti) per turisti. Rispetto a Fes qui il suk è molto più evoluto: non più carretti trainati da asini, ma motorette (tante motorette, che passano ovunque) e venditori più insistenti, che richiamano i turisti e spingono a contrattare (se vi fate vedere interessati sappiate che non andrete via a mani vuote).
Il suk di Marrakech si estende fino alla Moschea di Ben Youssef (non visitabile per i non musulmani) e alla sua medersa, una delle più belle scuole coraniche di tutto il Marocco.
Piazza Djema el Fnaa
L’emozione cresce man mano mi accorgo che ci stiamo avvicinando a Lei, “La Place” – come viene comunemente chiamata – la piazza simbolo di Marrakech, che mi accorgo essere molto più grande di quanto mi aspettassi. Al suo interno il delirio: c’è tantissima gente, ci sono venditori ambulanti e bancarelle che vendono cibo (frutta secca, spremute fatte al momento).
Si stanno allestendo i banchetti per la sera: qui è il paradiso per gli amanti dello street-food. Ci sono acrobati, incantatori di serpenti pronti a mettere al collo dei turisti più coraggiosi i “simpatici” rettili (cosa che io non faccio), scimmie in catene. Se cadete nella tentazione di fare una foto sappiate che qualcuno vi chiederà di pagare. Ci sono incontri di boxe tra ragazzini (con scommettitori al seguito), donne che fanno tatuaggi all’henné (a quello non ho resistito).
Il resto del pomeriggio lo passo qui, curiosando qua e là, fotografando quando posso. Ceniamo in piazza, in un locale che si affaccia sulla piazza e scendiamo ad aspettare la mezzanotte. I locali non hanno l’usanza di festeggiare il Capodanno, ma ci vanno perché sanno che ci sono i turisti. Elemosinano un bicchiere di spumante, che noi non daremo (per l’Islam è vietato bere alcool).
Insomma, per un turista a Marrakech a Capodanno non c’è molto da fare (se non andare in qualche locale dove però si trovano solo occidentali), ma la piazza di notte, illuminata, è una meraviglia.
I palazzi
La giornata del 1° gennaio la dedichiamo alla visita delle attrattive principali della medina di Marrakech. Prima tappa: il complesso funerario delle Tombe Sadiane, dove si trovano le tombe di al-Mansūr, dei membri della sua famiglia e di alcuni dignitari di corte. Meglio andarci la mattina per evitare di dover fare la coda all’ingresso. Per arrivare alle tombe passiamo in parte al Palazzo Reale (chiuso al pubblico). Da lì facciamo un salto al Palazzo El Badi o meglio quello che resta del sontuoso palazzo di un tempo; oggi ci sono solo le rovine.
Sempre nella stessa zona si trova la mellah, il quartiere ebraico. Proprio qui si trova il palazzo più bello di Marrakech: il Palazzo Bahia, un edificio risalente al 1880 e fatto costruire dal ministro Ba Ahmed. Si passa attraverso un bellissimo giardino, un cortile con piante d’arancio per arrivare alle diverse stanze (una più bella dell’altra), decorate con stucchi, marmo, soffitti in legno di cedro e mosaici incantevoli.
Le concerie
Una delle zone più interessanti e autentiche di Marrakech è la zona occidentale della medina, a nord del Palazzo Reale. Qui di turisti in giro se ne vedono pochi. Lo percorriamo in lungo e in largo mentre ci dirigiamo verso la zona delle concerie. Anche se meno famose di quelle di Fes, le tintorie di Marrakech sono visitabili direttamente dall’interno. La visita è sconsigliata se non siete forti di stomaco: la puzza è davvero forte e non c’è rametto di menta che tenga. Le condizioni di lavoro e la scene a cui assistiamo sono davvero deplorevoli, ma vere.
E poi? Poi si torna in Piazza Djema el Fnaa. A Marrakech tutto parte e ritorna da lì. Inevitabilmente.