Ngorongoro in lingua swahili significa “burrone profondo”: è infatti una grande caldera vulcanica che si trova all’interno dell’omonima Riserva naturale, dichiarato a ragione Patrimonio dell’Unesco. Siamo nella Tanzania del nord, a est del Parco del Serengeti, in uno degli habitat più incredibili al mondo. Chi ama l’Africa lo sa bene.
Ho avuto la fortuna di visitare la Riserva dello Ngorongoro nel 2007, durante il mio viaggio tra i parchi della Tanzania del nord, e da allora occupa un posto speciale nel mio cuore. Lo posso dire senza remore: è il luogo più straordinario e meraviglioso che io abbia mai visto.
Nella Riserva naturale di Ngorongoro la concentrazione di animali non ha eguali al mondo. Vista la particolare conformazione della caldera, gli animali sono rimasti naturalmente protetti e racchiusi all’interno della cratere, come all’interno di una virtuale Arca di Noè. Stime parlano di 250.000 animali di grossa taglia, tra zebre, gnu, leoni, elefanti, leopardi, e animali rarissimi come il rinoceronte nero. Mancano solo giraffe e impala.
La vista sulla caldera dall’alto (le pareti del cratere sono alte circa 600 metri) è qualcosa di incredibile. Fermiamo la jeep e restiamo a contemplare quella vista incredibile per qualche minuto. Torrenti, paludi, laghi: all’interno della riserva di Ngorongoro l’acqua è abbondante e il microclima molto favorevole per la vita animale. Tratti di savana si alternano a macchie di acacie, chiazze di foresta e tratti più aridi.
L’aria è tersa e frizzante, molto più fresca rispetta alla savana del Serengeti: sembra impossibile, ma ci troviamo ad un’altezza di 2.200 metri.
Questo sì che è un posto che concilia la meditazione. Come ha scritto Kapuscinski, è “uno spettacolo incredibile, inaudito: come assistere alla creazione dell’universo nel momento in cui già esistono cielo, terra, acqua, piante e animali selvatici, ma non ancora Adamo ed Eva”. Questo “mondo senza uomo e quindi senza peccato, sfila sotto i nostri occhi”. Devono trascinarmi via quasi con la forza. Ci sarei rimasta ore ad ammirare in silenzio uno spettacolo così incredibile della natura.
Ritrovo il sorriso solo quando arrivo al nostro lodge: il Ngorongoro Sopa Lodge, abbarbicato sulla corona del cratere, quasi mimetizzato nell’ambiente, è veramente bellissimo. La vista spazia su tutto il cratere, proprio davanti a noi il lago che occupa la parte centrale del cratere.
Il giorno dopo ci alziamo all’alba per un safari di primo mattino. Nessuno protesta: sappiamo già che quello che ci aspetta sarà di una bellezza tale da giustificare la sveglia alle 6 della mattina. Non vediamo letteralmente l’ora.
Ricordo quella giornata del cratere di Ngorongoro come se fosse successa ieri. Ogni singolo dettaglio, ogni singolo minuto di quel safari, in un luogo dalla bellezza impressionante.
Abbiamo appena preso lo sterrato che porta al cratere quando ci imbattiamo in un gruppo di bufali che pascolano nel verde. Poco più avanti due elefanti. Dopo qualche minuto, mentre i primi raggi di sole stanno facendo la loro comparsa nel cratere, troviamo una leonessa sdraiata nel mezzo della strada di terra rossa che ci blocca il passaggio. Spegniamo il motore e aspettiamo.
Poco più in là, tra l’erba, c’è un giovane leone maschio. La leonessa si alza, maliziosa, e si avvicina al maschio. La nostra giornata di safari nel cratere di Ngorongoro comincia così, assistendo all’accoppiamento dei leoni.
Lo spettacolo che ci accoglie appena arriviamo nel cratere non è meno emozionante. Davanti a noi zebre e gnu pascolano beatamente insieme, in perfetta sintonia. Ma quanti sono? Decine, centinaia. Il verde della vegetazione è punteggiato dal bianco e nero delle zebre e dal marrone degli gnu. In questo periodo dell’anno (siamo a marzo) sono nati da poco molti cuccioli: piccoli di zebra e di gnu ci sbirciano con curiosità, tranquilli, e anche qui dobbiamo fermarci e spegnere i motori. Giustamente i padroni di casa qui sono loro, noi siamo solo degli ospiti.
Le emozioni sembrano non finire mai. Nel cratere di Ngorongoro può succedere di tutto: anche di imbattersi in un un gruppo di leonesse e in un attimo trovarsi accerchiati: le belle micione decidono di sdraiarsi all’ombra della nostra jeep. Tra noi e loro solo il finestrino della jeep. Per chi ama la wildlife, questi sono momenti in cui l’emozione è alle stelle.
Avanzando nella savana, ad un certo punto percepiamo un forte odore che si infila prepotentemente nelle nostre narici. Degli avvoltoi si stanno contendendo con iene e sciacalli la carcassa di quello che doveva essere un bufalo. Nella scala gerarchica, dopo i grandi predatori i resti del povero animale spettano alle iene e solo per ultimo agli avvoltoi, che strappano con i loro artigli gli ultimi brandelli di carne putrida, e agli sciacalli, non a caso chiamati “animali spazzino”.
La scena è forte, così come l’odore, ma mi rapisce: questa è una scena di vita vera, è lo svolgersi della lotta per la sopravvivenza, è la natura.
Facciamo colazione di fronte a un piccolo lago in cui un gruppo di ippopotami se ne sta beatamente a mollo. Incontriamo un’altra coppia di leone e leonessa (che questa volta, nonostante la nostra attesa, non ne vogliono sapere di accoppiarsi), avvistiamo un rinoceronte nero (specie molto rara e a rischio di estinzione). Ma ci sono anche struzzi, facoceri, babbuini e uccelli, attratti dalle riserve d’acqua, in primis fenicotteri.
Quando torniamo al lodge il cuore è gonfio di emozioni. La bellezza di quello che abbiamo visto ha il potere di farmi commuovere. Ma la giornata non è ancora finita e con essa anche le emozioni.
Ci attende un tramonto dai colori incredibili, qualcosa che non ho più visto, in nessun’altro luogo al mondo.