La macchina fotografica è un compagno di viaggio essenziale che non può mancare nell’equipaggiamento di ogni viaggiatore. Compatta o reflex, superaccessoriata o basica (basta anche semplicemente uno smartphone), la fotocamera è uno strumento prezioso per catturare gli attimi vissuti in viaggio e raccontare quello che abbiamo visto e incontrato.
La mia reflex mi accompagna fedelmente ormai da qualche anno e anche se è ingombrante, bisognosa di mille attenzioni e soprattutto pesante (a fine giornata le mia spalle urlano sempre pietà), non potrei proprio farne a meno. In viaggio la tengo sempre in spalla, come se fosse una naturale estensione del mio braccio, sempre con me. Quando meno te l’aspetti ti puoi imbattere infatti in un dettaglio o una situazione che vuoi immortalare e lei – la camera – deve essere pronta a scattare.
Ci sono delle situazioni e dei posti nel mondo in cui fotografare è bellissimo e diventa anche un modo per socializzare con la gente del posto (soprattutto con i bambini, che si divertono sempre un sacco). Ci sono altri luoghi in cui invece fotografare diventa un’impresa ardua, se non impossibile, se non addirittura vietata (divieto che io rispetto sempre).
Fotografare in Marocco: che fatica!
Il posto in cui ho avuto più difficoltà a fare foto è stato senza dubbio il Marocco. In molte zone, sia villaggi sperduti sia città conosciutissime, molto spesso la gente è ostile e non vuole essere fotografata. Nel suk di Fez, il coloratissimo mercato nel cuore della medina, è stato davvero un’impresa fotografare (ed è un grosso peccato perché è un luogo super-interessante da fotografare). Molte donne si coprono il viso se vedono un turista con la macchina fotografica al collo, alcuni mercanti acconsentono, altri declinano, altri ancora accettano ma dietro il pagamento di un compenso.
Per ovviare il problema ho fotografato tenendo la macchina in mano, bassa, senza dare nell’occhio, sperando di portare a casa comunque qualche scatto interessante (solo una minima parte). Qualche eccezione comunque c’è stata, come questo venditore a Moulay Idriss, che ha acconsentito e mi ha anche regalato un sorriso (senza chiedermi soldi).
In Marocco (come in tutti i paesi islamici) è quindi sempre buona norma chiedere sempre il permesso prima di scattare una fotografia alle persone (o anche a una bancarella o mercanzia esposta). Chi vuole pagare per fotografare una scimmia legata a una catena (scena a cui si può assistere nella piazza più famosa di Marrakech, Djema el Fnaa) può farlo, io francamente non lo accetto.
Fotografare nell’Africa nera: una vera festa!
I miei ricordi più dolci di fotografia sono legati ai miei viaggi nell’Africa meridionale. E non parlo solo di paesaggi e di animali. In Malawi, in Zambia o in Tanzania, la macchina fotografica viene vista sempre con grande stupore dai bambini, che appaiono sempre molto incuriositi. D’obbligo, dopo aver scattato, mostrare loro la fotografia che li ritrae: viene accolta sempre con grandi risa e curiosità e in genere tutti i bimbi si divertono molto. Non solo: se i bimbi a cui si fa una foto inizialmente sono due, nel giro di pochi minuti diventeranno il doppio e poi il triplo… perché accorreranno tutti i bambini del circondario.
Le persone che ho fotografato in viaggio tra Malawi, Zambia, Mozambico e Tanzania non hanno mai mostrato problemi di fronte alla mia macchina fotografica. Solo nelle località più turistiche (come ad esempio a Zanzibar) può succedere che chiedano qualche soldo in cambio (non so voi ma io rifiuto sempre, preferisco non fare la foto a questo punto).
Fotografare nel sud-est asiatico: scatti a più non posso!
Nel sud-est asiatico le persone sono notoriamente molto ben disposte e gentili, per cui non ho mai avuto problemi fotografando. Sia a Bali sia in Cambogia, le persone si sono sempre dimostrate molto tolleranti. A Bali mi è successo più di una volta il contrario: che le persone del posto (o altri turisti indonesiani) mi chiedessero se potessi fare una foto con loro. In fondo è tutto relativo: ciò che appare esotico e “diverso” ai miei occhi per qualcun altro è la normalità e io stessa posso essere considerata “diversa” agli occhi di qualcuno che vive dall’altra parte del mondo.
In questa parte di mondo non ci sono mai grossi impedimenti e divieti nel fotografare. Anche se, ovviamente, ci vuole sempre un buon senso di rispetto e discrezione.
La reflex anche per me è una propaggine del braccio in viaggio, quanto è vero, pure io ho imparato a tenerla sempre a portata di mano, qualche volta correndo anche rischi tipo in barca o sulle piste da sci 🙂 però quando meno te lo aspetti gli scatti migliori….
Vero, èsempre meglio averla con se' perché quando meno te l'aspetti…;)
Ciao Claudia, io ho avuto qualche problema in Egitto, dove non sempre il fotografo è ben accetto nelle loro pratiche quotidiane…
Ciao! Eh immagino, penso che come contesto si avvicini molto a quello del Marocco.. E tu come hai fatto? Fotografavi lo stesso?
Le foto dei bimbi africani sono sempre STUPENDE! Me ne innamoro ogni volta dei loro occhioni… non vedo l'ora di andarci!
Verissimo! I loro visi, i loro sorrisi, i loro occhi.. sono sempre meravigliosi! 🙂 Grazie per il tuo commento Elisa!