Quando ero una pischella dicevo sempre che volevo provare il bungee jumping, darmi al diving e chi più ne ha più ne metta. Poi (per fortuna o purtroppo) si cresce e si diventa più saggi, più cauti e soprattutto più paurosi.
Il risultato? Nessun salto con l’elastico (non sia mai, per carità!), vertigini se mi sporgo dal terzo piano di un palazzo e avvicinamento al diving fallito (ho capito che lo snorkeling per me va più che bene). Insomma un mezzo disastro… Però (sì, c’è un però) qualche sfizio me lo sono tolto.
Ripensandoci, a forza di scorribande e viaggi in giro per il mondo, di mezzi di trasporto ne ho provati diversi. Metti poi la curiosità e la voglia di sperimentare cose nuove (a maggior ragione in viaggio), posso dire di avere al mio attivo un bel po’ di mezzi di trasporto alternativi. Facciamo un resoconto?
Il più emozionante: il volo a fune
È quello più recente, che ho avuto modo di sperimentare solo un paio di settimane fa grazie a Fly Emotion in Valtellina. Sotto un certo peso si vola in due, appositamente imbragati e attrezzati (meglio indossare la maschera perché il vento può dare fastidio), stando in posizione orizzontale, lungo due tracciati di pendenza diversa. Il primo è lungo 1,5 km, il secondo è più corto ma la pendenza è maggiore. Un’apposita carrucola ti trasporta lungo il filo di acciaio fino a raggiungere i 100 km/h.
Paura? Senso di vuoto? Assolutamente no! Nonostante mi tremassero le gambe prima del “volo”, una volta provato non sarei più scesa. Un aggettivo? Emozionante. Ho provato un’emozione bellissima, una vera gioia interiore. Consigliato a tutti (e se lo dice una che soffre di vertigini..).
Il più divertente: il buggy biposto
A Kos, nel 2007, dopo aver provato la bici (ci sta, ma impossibile arrivare dappertutto) e lo scooter, decido di provare una di quelle strane macchinine con cui vedo scorrazzare i turisti su e giù per l’isola, il buggy. Scelta vincente!
Guidare il buggy è davvero divertente e si conferma il mezzo più adatto per andare all’esplorazione di un’isola (anche con strade impervie, sterrati e salite). Si guida come una auto normale (serve la patente B), ha due posti e un mini-portapacchi con cinghie sul retro (comodissimo) e raggiunge velocità interessanti (con la mia sono arrivata anche a 80 km/h). Assomiglia a un go-kart, ha una carrozzeria davvero minimal, ma il divertimento è garantito.
Il più economico: il tuk-tuk
Se vai in Asia non puoi non provare il tuk-tuk, il taxi a tre ruote che affolla tutte le grandi città asiatiche. L’ho utilizzato tantissimo in Cambogia, soprattutto per muovermi nella capitale, Phnom Penh, dove i tuk-tuk costituiscono una buona parte dell’intenso traffico cittadino.
È un mezzo comodo ed economico e se ne trovano davvero ad ogni angolo. La cosa bella è che non sono tutti uguali, anzi: ognuno è personalizzato a seconda del gusto del driver e gli interni sono sempre una scoperta: divanetti e cuscini colorati, tappetini improbabili, interni maculati, tettini vintage… A questo punto scatta la curiosità di salire su tutti per vedere come sono, praticamente un incentivo a utilizzarli!
Ricordatevi che contrattare sul prezzo è più che lecito e non fate sempre affidamento al driver che dice di conoscere il posto dove deve portarvi (non è detto sia così); portatevi sempre un biglietto da visita del vostro hotel o un’indicazione scritta del posto dove dovete andare.
Il più scomodo: il dromedario
Ho sentito di persone che hanno fatto cammellate che sono durate la bellezza di 8 ore.. Io mi sono spostata in dromedario solo per un breve tratto, tra le dune dell’Erg Chebbi, nel Sahara marocchino e posso dire che un paio di ore possono bastare. Il dromedario non è di certo il mezzo più comodo.
Quando il dromedario è seduto e pronto (e spesso ci vuole un po’ prima di convincerlo a rinunciare all’ozio per fare il suo dovere), ci si siede su una specie di sella imbottita e coperte, si afferra il manubrio e via. Superato l’attimo più traumatico (quello in cui il dromedario si alza e ci si accorge di essere a una altezza considerevole), tutto il resto è una passeggiata. Basta tenersi ben stretti al manubrio quando si affronta una salita o una discesa lungo una duna. Un punto a favore del dromedario? È un mezzo di trasporto “caloroso“: visto che era inverno e l’aria fredda (a dicembre anche nel deserto fa freddino), il calore del dromedario sulle mie gambe l’ho sentito molto volentieri.
Il più avventuroso: il truck militare
Dici Africa e pensi ad un 4×4? Non sempre. Per percorrere le lunghe distanze che separavano le tappe della nostra spedizione tra Malawi, Zambia e Mozambico, ho provato l’ebbrezza di viaggiare su un truck, un mezzo militare riconvertito in mezzo da strada, l’ideale per affrontare le piste africane (non sempre asfaltate e non sempre facili da percorrere). A bordo del truck avevamo tutto: cucina da campo, frigorifero, prese elettriche, navigatore satellitare, oltre che ampio spazio per i bagagli e per l’attrezzatura da campeggio (tende, materassini, sedie, generatore di corrente).
Un grosso punto a favore è rappresentato anche dal punto di vista privilegiato: dall’alto del truck si ha una visuale ancora migliore per ammirare il paesaggio mentre si è in viaggio. Un mezzo di trasporto wild e tecnico, in altre parole il modo migliore per viaggiare in Africa.
Il più leggero: il ngalawa
Si chiamano proprio così, ngalawa, le tipiche imbarcazioni della cultura swahili. Se ne trovano lungo tutta la costa della Tanzania e sono una delle tipicità dell’isola di Zanzibar. Costruite con un pezzo unico di tronco di mango, sono delle specie di canoe leggere a doppio bilanciere e a vela utilizzate per viaggi coprire brevi distanze. Quando la marea si alza è l’ideale salire su una ngalawa per ammirare la barriera corallina dall’alto (senza camminarci sopra). I pescatori (questa imbarcazione viene utilizzata comunemente per la pesca) accompagnano i turisti in barca per pochi euro.