Se state pensando che Chiang Rai sia la città gemella di Chiang Mai – così vicine e dal nome così assonante – sappiate che vi state sbagliando di grosso. A prima vista, scrutando la cartina della Thailandia settentrionale, il pensiero può anche venire. Ma non è proprio così. Chiang Rai non c’entra nulla con Chiang Mai.
Chiang Rai è una cittadina trafficata e piuttosto anonima, che non offre niente di particolarmente allettante se non qualche eccezione interessante. Interessante è più che altro la posizione della città, sulla rotta di avvicinamento al Laos, e comoda base per l’esplorazione della sua provincia, selvaggia e ammantata di foreste, che ben si presta a escursioni di trekking e attività sportive.
Di fatto Chiang Rai non rientra tra le città più frequentate dai viaggiatori alla scoperta della Thailandia, ma un paio di giorni qui – se siete di strada o nei paraggi – sono un’ottima cosa.
Raggiungere Chiang Rai è semplice perché ben collegata con tutte le principali città tailandesi (3-7 ore da Chiang Mai a seconda che prendiate un autobus o un più veloce minivan, 8 ore da Sukhothai, 11 da Bangkok). Da Chiang Rai in 2 ore e mezza di bus potete raggiungere Chiang Khong, uno dei più frequentati valichi di frontiera tra Thailandia e Laos.
A Chiang Rai avevo inizialmente pensato di restarci 4-5 giorni, ma ho finito per andarmene dopo un paio di giorni. A meno che restiate folgorati dalla città (ma ne dubito perché non è così affascinante), è altamente improbabile che qualcuno di voi scelga di restarci una settimana.
Qualcosa da vedere a Chiang Rai comunque c’è e tra l’altro è qualcosa di memorabile.
Mi sto riferendo al White Temple, alias Wat Rong Khun, uno sfavillante (e bizzarro) tempio che si trova a una decina di chilometri fuori dai confini cittadini. Il tempio bianco – peraltro a ingresso gratuito – è uno dei templi più belli che io abbia visto in tutta la Thailandia. Completamente bianco e ricoperto di specchi, il tempio conquista e non rende difficile venirne via.
E se vi stupite della veduta d’insieme degli esterni del tempio, sappiate che gli interni sono se possibile ancora più incredibili: sulle pareti – in parte danneggiate da un terremoto avvenuto nel 2014 – si trovano raffigurati niente di meno che Hello Kitty, Nemo di Matrix, Darth Vader di Guerre Stellari, l’Uomo Ragno, Michael Jackson (peccato all’interno non sia possibile fare foto)… quasi in un omaggio tra il sacro e il profano alla fantascienza e ai protagonisti del genere fantasy contemporaneo.
Chi l’ha creato, tra l’altro in tempi recentissimi, era solo il 1997, è stato tale Chalermchai Kositpipat, un artista eclettico e sofisticato, poi diventato architetto, famoso in tutta la Thailandia per il suo estro creativo. Se la sua arte vi piace (a me moltissimo), nel complesso del tempio c’è anche una galleria d’arte con diverse sue opere, oltre che uno shop dove è possibile acquistare quadri e stampe.
Come arrivare: si può arrivare al White Temple con un autobus di linea diretto a sud (basta dire all’autista di farvi scendere nei pressi del tempio) oppure in scooter dal centro città.
Ancora abbagliata dal bianco del White Temple, mi sono ritrovata dopo poche ore in una situazione parimenti surreale ma diametralmente oppost, di fronte al nero cupo e mortificante del Baan Dam, un’altra tappa imperdibile a Chiang Rai. Anch’esso fuori città, circa 10 km a nord, è un’altra esperienza surreale partorita dalla mente di un altro eclettico artista tailandese: Thawan Duchanee.
Black House traduce alla lettera il nome originale, “Baan Dam”. Perchè questo nome? Perché si tratta di un complesso di case in legno (tutte rigorosamente verniciate di nero) in parte museo (con ampie raccolte di oggetti di legno, scheletri, corni e pelli di animali) e in parte art studio a cielo aperto (Duchanee lavorò e visse qui fino alla sua morte avvenuta pochi mesi fa). Le case sono circa una quarantina e sono sparse su un bel giardino con un stagno (in cui nuotano due cigni…neri). Purtroppo le case non sono visitabili all’interno ma molte hanno vetrate e sezioni visibili anche dall’esterno.
Come arrivarci: se non si dispone di un proprio mezzo arrivare alla Black House in modo indipendente è un po’ complicato (ci si può far portare con il tuk tuk ma si deve tener conto di spendere non meno di 300 baht). Molte agenzie in città organizzano però visite alla Black House, spesso combinate alla visita al White Temple all’interno della stessa giornata.
Ma in città non c’è proprio niente da vedere? In effetti qualcosa da vedere anche in città c’è: c’è il Wat Phra Kaew, con il suo Buddha di Smeraldo, il tempio più venerato in città; il Wat Phra Singh, il mio preferito, con edifici gemelli dell’omonimo tempio di Chiang Mai e il vivace Night Bazaar, posto interessante per fare un po’ di shopping ma soprattutto mangiare cucina thai in un’atmosfera di festa di paese (dove per altro si mangia anche molto bene). Da non perdere è lo spettacolo della torre dell’orologio meridionale illuminata che cambia colore; alle 20 poi, tutti i passanti si fermano a contemplare l’orologio che, a suon di musica, si apre per mostrare il fiore di loto che conserva al suo interno. È il momento più catartico della giornata a Chiang Rai.