Ancora due giorni e il mio visto di un mese per il Vietnam ahimè scadrà. Dico un grosso “ahimè” perché è stato un mese intenso, in cui ho macinato un sacco di chilometri per percorrere per esteso i 1.700 km di lunghezza del Vietnam, scandito da incontri speciali con loro, i vietnamiti, che hanno davvero fatto la differenza in questo mio #ClamoreInVietnam.
Arrivata ad Hanoi con la pioggia e temperature tutt’altro che miti (ma quanto mi è piaciuta!), sono lentamente andata incontro al caldo, spostandomi sempre più a sud, fino a Saigon e al Delta del Mekong, che sono riuscita a vedere come volevo nonostante i tempi un po’ stretti (ma questo lo racconterò poi).
Una volta arrivata al sud le mie alternative erano sostanzialmente tre: o prendere un aereo da Saigon per tornare in Laos (e dedicarmi al sud del paese che non ho ancora visto e che voglio assolutamente vedere), o volare verso un’altra destinazione (avanti a me l’imbarazzo della scelta), oppure.. oppure continuare via terra.
Per mantenere fede al mio progetto di viaggio, in cui mi sono promessa di spostarmi solo overland, cioè solo via terra, su strada o con barche ma senza aerei (un po’ sulla scia di Terzani in Un indovino mi disse, anche se l’idea mi è venuta prima di leggere il libro), ho deciso di attraversare la frontiera a Vinh Xuong – Kaam Samnor ed entrare in…. Cambogia.
Ebbene sì, domani mattina prenderò una barca che da Chau Doc, una piccola città affacciata sul Mekong, nel Vietnam del sud, in circa otto ore (o forse dieci? Va bene lo stesso..), mi porterà dritta dritta a Phnom Penh (già mi immagino l’emozione nel vederla spuntare in lontananza dalla barca). Attraverserò quindi la frontiera Vietnam-Cambogia in barca e navigherò tutto il giorno sul Mekong: meraviglia!
Per me di fatto sarà un rientro (in Cambogia ci sono già stata, nel 2012), ma un rientro speciale perché è in Cambogia che tutto è cominciato. È stato dalla Cambogia che ho cominciato a scoprire l’Asia. È stato con la Cambogia che mi sono innamorata dell’Asia.
A un certo punto della mia vita, non ricordo bene il perché o il per come, ho sentito che avevo bisogno di Asia. Dovevo andarci. Non potevo farne a meno, mi sentivo inesorabilmente attratta. Punto. Il problema era: da dove cominciare? Quale paese visitare per primo?
Il mio solito sesto senso testardo, che quando si fissa su qualcosa non c’è verso di fargli cambiare idea, continuava a dirmi Cambogia. Vai a capire poi perché. L’ho scoperto poi il perché.
Del mio sesto senso mi fido – spesso mi regala intuizioni vincenti – così ho voluto assecondarlo. Anche nel caso della Cambogia è andata così.
Il mio primo viaggio in Cambogia mi ha segnata molto, mi ha fatto legare a un paese sfortunato ma dolcissimo, con un passato atroce che mi ha fatto piangere, ma con un presente bellissimo che mi ha regalato tanta gioia. “Meraviglioso” è quello che la mia mente associava e il mio cuore sentiva.
Tornare in Cambogia, durante questo mio peregrinare attraverso il Sud-est Asiatico mi sembra sia una cosa dovuta. Un po’ glielo devo (sarebbe come trovarsi di passaggio in città e non avvisare un vostro amico che vive lì e che non vedete da anni), ma soprattutto lo sento.
Cambogia voglio riabbracciarti!
Un itinerario ancora non c’è; so solo che lentamente risalirò zigzagando qua e là attraverso la Cambogia (un ritorno ad Angkor è d’obbligo ovviamente) per poi entrare nel Laos meridionale.
Si aggiunge quindi un nuovo hashtag: #ClamoreInCambogia! Se volete seguirmi sui social o dare una sbirciatina alle foto che caricherò è questo l’hashtag che dovete cercare.
Ci si sente dalla Cambogia!