Gianni e Ivana, una coppia di blogger che ho incontrato a Chiang Mai, non avevano usato mezzi termini: “NON andare assolutamente a Vang Vieng: è terribile”. Anne, una ragazza olandese che ho conosciuto a Chiang Rai, invece mi aveva detto: “Devi andarci, è divertentissima”.
Di questa Vang Vieng finora ho sentito raccontare di tutto e di più: mi hanno raccontato dei suoi bellissimi paesaggi carsici, di una meravigliosa grotta e di uno specchio d’acqua talmente bello che viene chiamato Laguna Blu, ma anche di come negli ultimi anni sia diventata la capitale per eccellenza del tubing, ovvero ”l’arte” di stare sdraiati su un galleggiante e farsi trasportare dalla corrente del fiume mentre si trangugiano cocktail a profusione e sostanze non meglio identificate.
Ora che mi trovo su un bus locale che ha lasciato Luang Prabang per andare verso sud, non so nemmeno io se scendere a Vang Vieng o se proseguire direttamente per la capitale, Vientiane. Alla fine la mia curiosità (come sempre), ma anche la stanchezza – sono sul bus ormai da otto ore – hanno la meglio: scendo. Vang Vieng sarà davvero così terribile come mi dicono? Voglio andare a controllare.
Il bus mi lascia lungo la strada principale, per raggiungere il centro non serve nessun tuk tuk: basta solo attraversare un ampio campo ghiaioso, quello che durante la Guerra d’Indocina serviva da pista aerea. Proprio intorno a questa pista negli ultimi anni è sbocciata velocemente una sfilza di ostelli, alberghi e ristoranti per viaggiatori zaino in spalla che hanno eletto Vang Vieng capitale del divertimento. Mi hanno raccontato di ragazzi che arrivano qui con l’intenzione di fermarsi solo un paio di giorni e finiscono per restarci per settimane. Un signore inglese che è sceso con me dal bus mi chiede se sono venuta fin lì per fare tubing. Al mio “Assolutamente no” ribatte: “E allora cosa ci sei venuta a fare?”. Sono intenzionata a scoprirlo e sono convinta che Vang Vieng non è solo tubing.
Di prenotazioni non ne ho, quindi passo in rassegna qualche guesthouse – ce ne sono a bizzeffe – alla ricerca di qualcosa di economico ma decente e noto subito che i ristoranti e le agenzie di viaggio si sprecano. Ad ogni angolo si offrono escursioni di trekking, bicicletta, kayak, arrampicate su roccia e uscite di tubing. Dopo aver preso una stanza alla AK OK Guesthouse e aver mollato i miei zaini, vado subito a cercare di conoscere da vicino il volto della famigerata Vang Vieng.
Il fiume Nam Song la attraversa placido, ai piedi di montagne surreali che sembrano scolpite dalla mano di un artista. È quasi il tramonto e i raggi del sole accendono i colori di sfumature calde. Il paesaggio è sublime, se non fosse per tutto quello che gli fa da contorno: il fiume è punteggiato di tavoli e bar a palafitta da cui arriva musica a tutto volume; in giro si vedono solo schiere di ragazzi in shorts e infradito, bottiglia di birra in mano, tutti infilati in ciambelloni giganti.
È il tramonto ma qualcuno è ancora a mollo nel fiume, dopo aver passato l’intero pomeriggio in acqua (ci vogliono circa tre ore per percorrere il fiume dal punto di partenza del tubing). I bar sul fiume fanno a gara a chi vende i cocktail più economici, ristoranti e bancarelle per turisti non si contano. Il primo pensiero? Scappare.
Il circondario di Vang Vieng è però pieno di posti da esplorare, grotte e corsi d’acqua ed è il posto ideale per l’arrampicata e per le attività lungo il fiume. Per il giorno dopo mi iscrivo a una escursione di trekking e kayaking; per andare sul sicuro (dopo la mia ultima esperienza non proprio esaltante) decido di affidarmi a Green Discovery, una delle agenzie più grandi e affidabili in Laos, che propone diversi tipi di attività.
L’appuntamento è per il giorno dopo per un trekking fuori Vang Vieng; visitiamo le grotte di Tham Sang (la “grotta dell’elefante”), Tham Loup e Tham Hoi, che ospitano immagini e statue del Buddha, fino alla Tham Nam, dove il corso d’acqua che esce dalla parte inferiore permette di fare un assaggio di tubing ma l’affollamento è tale che decidiamo di saltarlo (la cosa non mi dispiace affatto).
Io e il mio gruppo (oltre a me ci sono cinque simpatici coreani e due brasiliani) camminiamo lungo risaie in secca (che tra qualche mese saranno verdissime), attraversiamo un paio di villaggi di etnia lanthen e hmong, quindi torniamo al fiume da dove partiamo per la discesa in kayak fino al centro di Vang Vieng. Trovarsi sul fiume, immersi nella sua pace e avvolti nel suo ritmo lento, circondati da queste montagne incredibili: questo è il motivo per cui ho voluto venire a Vang Vieng e questo è il motivo per cui Vang Vieng va vista, nonostante tutto.
A fine giornata, tornata nella civiltà e nel chiasso di Vang Vieng, penso che il giorno dopo potrei ripartire ma in testa ho un tarlo: il non aver visto la tanto famosa Laguna Blu. Sarà così memorabile come dicono? Il giorno dopo noleggio una mountain bike e percorro la strada accidentata e malconcia di sei chilometri che conduce fino al Tham Phu Kham, una grotta considerata sacra dai laotiani.
La Blue Lagoon è ai piedi della grotta, in sostanza una laguna dalle acque azzurro-verdognole piuttosto deludente e affollata di ragazzini coreani che si tuffano in acqua e si cimentano nel Tarzaning, il lancio nel bosco sospesi e imbragati a una fune. Se la laguna è una delusione, la grotta invece è una rivelazione, nonostante la ripida salita da affrontare per raggiungerla.
Per accedere alla grotta è necessario avere una torcia (altrimenti vi obbligheranno a pagare per noleggiarne una). La grotta è davvero qualcosa di notevole, non tanto per la presenza di formazioni rocciose, quanto più che altro per le dimensioni (la visita, accompagnati da una guida, dura circa una ventina di minuti). Me ne torno indietro delusa dala Laguna Blu ma anche soddisfatta: il percorso di 6 chilometri per arrivarci, nonostante le buche e il soel cocente mi ha regalato degli scenari spettacolari.
avevo anche io i tuoi stessi dubbi l’anno scorso, alla fine mi sono firmata e sono arrivata alle tue stesse conclusioni. Mi dispiace per tutti quei ragazzi che si sprecano (pare che negli anni passati i morti nel fiume e per gli effetti delle droghe si precassero). La gita che abbiamo fatto però è stata emravigliosa, siamo stati ina gosto e le risaie erano verdissime
Ciao Irene! Vero, è uno scempio quello che è successo a Vang Vieng e che sembra succeda ancora a volte. Ma il panorama è così bello che alla fine sono contenta di essermi fermata. Chissà che spettacolo le risaie verdi!
Ciao Claudia 🙂 io andrò in viaggio in Indocina ad inizio 2018 e tra le altre cose volevo visitare il laos. Pensavo di fare da Luang Prabang a vientiane in bus fermandomi un paio di giorni a vang vieng. Come ti sei trovata coi trasporti? I prezzi sono abbordabili?
Grazie Mille !
Ciao! Con i mezzi io mi sono trovata bene; da Vang Vieng a Vientiane ci sono anche dei comodi mini-van per i turisti. I prezzi sono abbordabilissimi!