Che il mal d’Africa esista è un dato assodato (e anche io ne ho le prove) e chiunque ci sia stato almeno una volta sa cosa intendo: una profonda nostalgia, dolce e amara allo stesso tempo, e un profondo senso di déjà-vu, che ci fa percepire che esiste un legame speciale, forse inscritto nel nostro DNA con quella terra fantastica che si chiama Africa.
Ma esiste solo il mal d’Africa? Se l’Africa resta un posto speciale – del resto è la nostra terra madre – per tutto il genere umano, un luogo-non luogo che non regge confronti con altri luoghi sul Pianeta Terra (anche qui, solo chi ci è stato sa cosa intendo), ci sono altri posti nel mondo che inevitabilmente ci attraggono.
Il mio è l’Asia e so che siamo in tanti a provare questo attaccamento. Quindi sì: per me esiste anche il mal d’Asia.
Qualcuno ogni tanto mi chiede: che noia, perché vai sempre a est? Che vado sempre a est non è esattamente vero (ogni tanto vado anche a sud :D) anche perché ultimamente ho sperimentato qualcosa di diverso: per la prima volta in vita mia ho volato verso ovest, mettendo finalmente piede nel continente americano (cominciando nel più classico dei modi, da New York).
Il mio viaggio a New York è andato molto bene, la città mi è piaciuta e sono tornata a casa entusiasta, ma non posso dire che sia la mia meta del cuore. Forse sarò noiosa, ma se devo far scegliere al mio cuore o alla mia anima, o a entrambi, è da un’altra parte che finisco inevitabilmente attratta: a est.
Parlando con le persone del mio viaggio a New York c’è un’espressione che ho ripetuto spesso, in tono ironico, ma forse alludendo a una mezza verità: per una volta sono andata nella direzione sbagliata. Non sapete che strano effetto, prima di partire, al pensiero che per una volta sarei andata non come di solito da ovest a est, ma verso ovest, in senso esattamente contrario a quello che mi viene più spontaneo. Mi sono fermata un attimo a riflettere e mi sono detta: ho fatto bene ad andare verso ovest, perché non ci si può fossilizzare solo in una zona del mondo, si deve esplorare anche altro!
Allargare i propri orizzonti, in senso geografico e metaforico, è secondo me di una importanza vitale. Mettersi il paraocchi o fissarsi su una cosa (o un posto) non va bene perché poi si finisce di farlo diventare un’abitudine e le abitudini hanno secondo me un’accezione negativa. La parola d’ordine deve essere cambiare, sperimentare, provare, buttarsi, e non rinunciare a nessuna esperienza possibile.
Ma poi ci sono le predilezioni, le passioni, ciò che uno si sente dentro. Tutti noi abbiamo delle preferenze, delle cose o dei posti che ci attirano più di altre ed è inevitabile sia così (io diffido sempre di quelli che dicono “Per me è uguale”) e credo sia giusto assecondarle. Se un posto ci chiama con insistenza non si può rifiutare e poi, se il richiamo continua, un motivo ci sarà.
Il mondo va visto tutto, su questo siamo d’accordo, ma permettetemi di scegliere. Io scelgo l’Asia. La mia anima è lì che si sente a casa, possibilmente a zonzo tra templi e luoghi sacri, con le vesti arancioni dei monaci che fanno immancabilmente capolino.
Mi viene facile sentirmi a casa un po’ ovunque nel mondo, ma in Asia la cosa mi viene particolarmente facile. In Asia trovo il giusto equilibrio di pace e caos, di moderno e antico (anche se io finisco sempre per preferire il secondo.. sarò vecchia dentro?), di quieta tolleranza e serenità, una serenità che poi mi resta cucita addosso a lungo anche quando torno a casa.
L’effetto benefico è duraturo ma dopo qualche tempo la nostalgia si fa sentire. Così sussulto se incontro uno sguardo dagli occhi a mandorla e se vedo un involtino primavera mi viene la lacrimuccia (figuriamoci poi se vedo una Lao Beer o sento parlare di sticky-rice).
In più il mio tè verde preferito è finito: devo tornare a prenderlo. Là.
L’Asia non è solo un continente, ma un luogo ben definito eppure misterioso, situato da qualche parte fra l’India e la Cina. Da lì sono venuti i popoli, le loro dottrine e le loro religioni,; lì sono le radici di tutto il genere umano e le oscure sorgenti di tutte le vite; da lì provengono le immagini degli dèi e le tavole delle leggi. (Hermann Hesse)
Mi ci ritrovo moltissimo, e lo sai! Fra l’altro ho proprio scritto di eterni ritorni, da poco!
Sai che ti dico? W gli eterni ritorni… Che poi ogni volta è una cosa diversa 🙂