La prima volta non è stato proprio un incontro idilliaco (tutt’altro); la seconda è andata invece molto meglio: le ho dato tempo di presentarsi con calma e di farsi conoscere in tutti i suoi aspetti, con il risultato che ne è nata una bella amicizia; la terza volta: beh, è stato come l’incontro con un caro amico che non si vede da un po’: c’è l’emozione del riabbracciarsi, del trovarsi di nuovo di fronte un volto familiare, a cui si vuole bene, che anche se non si vede spesso è ormai un punto di riferimento.
Il mio ritorno a Bangkok, per la terza volta, è andato proprio così: ho rincontrato un caro amico. Ormai a Bangkok mi sento a casa e tornarci è andare incontro a luoghi e sensazioni a cui sono affezionata.
La mia volta fu nel 2012, di passaggio per la Cambogia, nel mio primo tête-à-tête con il continente asiatico. Ad accogliermi trovai un aeroporto mastodontico con aria condizionata a temperature artiche, per trovarmi poi catapultata in una bolgia di traffico e rumori, tra il caldo soffocante e l’immensità di una metropoli che non mi aspettavo. La mia prima notte in Asia? Memorabile perché la passai a Khao San Road, tra bancarelle di insetti appositamente allestite per incuriosire i turisti (“One photo one dollar”), musica ad alto volume, ristoranti, guesthouse di ogni tipo e fiumi di vacanzieri in infradito.
La mia prima reazione? Fatemi andare subito via da qui! Non era questa di certo questa l’Asia che agognavo da così tanto tempo. Ma era questa la vera e unica faccia di Bangkok? Quello che ho scoperto poi, tornandoci nel 2014 durante il mio #ClamoreinAsia che Bangkok può anche sembrare questo, ma la sua vera anima va molto al di là.
[Tweet “Bangkok non è Khao San Road”]
Bangkok è una città dai contrasti netti. Questa è l’immagine che mi si è parata davanti guardandola dall’alto della Golden Mountain e trascorrendo qualche minuto in silenzio all’Erawan Shrine, alcuni dei miei luoghi preferiti in città: i tetti delle pagode svettano tra i grattacieli della modernità, tra gli edifici moderni si nascondono basse case modeste e fatiscenti; tra i centri commerciali, tra le insegne di Starbucks e dei 7Eleven, sale il fumo dell’incenso delle offerte e si sente il profumo dei fiori delle casette degli spiriti.
Questi contrasti non smettono mai di stupirmi e affascinarmi e anche questa volta, di passaggio a Bangkok per il mio viaggio in Myanmar, non ho potuto non tornarci. Ho deciso di tornare qui e alla Jim Thompson House, che con la sua pace e bellezza rappresenta il posto migliore da cui cominciare la visita della città secondo me, per poi buttarmi subito dopo nel chiasso, nei colori e negli odori di China Town, che a sera dà il meglio di sé (secondo me è uno dei posti migliori per familiarizzare con la cucina thai), con una tappa al Wat Arun e al Wat Pho, arrivandoci in navigazione lungo il Chao Phraya, un salto al Mercato degli Amuleti e a Parco Lumphini. Un bel contrasto di sensazioni, un bel salto di contesto: ma Bangkok è così e bisogna saper apprezzare i suoi aspetti estremi.
Ritrovarmi ancora sul treno che dall’aeroporto Suvarnabhumi porta in città è stato letteralmente un tuffo al cuore che mi ha fatto scendere lacrime di emozioni. Proprio da qui, dai sedili del Rail Link, davanti a un gigantesco pannello pubblicitario che mi accoglieva con il suo Welcome to Bangkok, un anno prima partiva la mia avventura di cinque mesi in solitaria in Asia. Tra le ansie e i dubbi di una nuova vita e di un viaggio che non sapevo ancora dove mi avrebbe portata, Bangkok ha saputo prendermi per mano e farmi sentire accolta e protetta. È stata lei a farmi capire che ero nel posto giusto e che stavo facendo la scelta giusta e a travolgermi con la sua esuberanza che non ha fatto altro che darmi ancora più forza ed entusiasmo. Bangkok è stata un po’ una mamma nei miei confronti e gliene sarò per sempre grata.
Così eccomi di nuovo lì, a scendere alla stessa fermata dello Skytrain con naturalezza, ricordandomi la direzione da prendere, la strada a destra da seguire, la scala da fare.. con familiarità. Se da un lato è affascinante lanciarsi sempre alla scoperta di luoghi nuovi, totalmente sconosciuti, in cui si deve imparare a muoversi partendo da zero, allo stesso tempo è una bella sensazione anche essere di ritorno in un posto che si conosce già: avere dei punti di riferimento, dei luoghi familiari che è possibile raggiungere senza cartina e senza guida, dove ci si sa muovere quasi fosse la propria città anche se ci si trova a migliaia di km da casa, è emozione pura.
Muovendomi a mio agio a Bangkok, tra i luoghi conosciuti, mischiandomi agli abitanti, sapendo esattamente dove stavo andando e cosa stavo cercando: essere di casa a Bangkok e avere l’ulteriore sensazione di sentirmi una cittadina del mondo, è una delle cose che più ho apprezzato del mio ritorno in città.
[Tweet “Bangkok ora è anche un po’ casa mia.”]
Io Bangkok la amo assai!!!!!
Come capisco la bellezza del tornarci e trovare un’amica…
Bangkok è stata la mia prima megalopoli, la prima città dell’Asia, la prima volta su un grattacielo, la prima volta in un tempio e potrei continuare mezz’ora.
Amo tutto di questa città: chiasso, afa, smog, rumore.
Bangkok è vita e come dici te non è Khao San Road!
La casa di Jim Thompson l’ho vista solo l’ultima volta ed è veramente deliziosa!
un abbraccio :*
Ah ah ah, vero, a te non c’è nemmeno da chiedere che effetto ti fa Bangkok! 😀
Grazie per il tuo commento!
Che itinerario hai seguito in Thailandia?
Ciao Flora! Il mio itinerario nel nord della Thailandia è stato questo, in cui ho aggiunto Chiang Dao e Thanon tra Chiang Mai e Chiang Rai (da Thanon si può arrivare a Chiang Rai in barca)
Ecco , esattamente quello che mi ha trasmesso Bangkok .
Tornerò , non posso evitarlo !
E’ inevitabile: prima o poi da Bangkok ci si deve ripassare! 😉
Preso appunti dai tuoi articoli farò un salto in Thailandia a novembre 😉
Felice di esserti di aiuto! Se hai dubbi chiedimi pure 😉
Se spulci sotto la voce “thailandia” sul mio blog trovi parecchi spunti 🙂