Furono gli inglesi a inaugurare la prima rete ferroviaria in Myanmar. Era il 1877 e la prima linea collegava Yangon, allora capitale del paese (all’epoca si chiamava Rangoon), con Pyay, una città 260 km più a nord.
Nel corso del tempo la rete ferroviaria birmana si è molto estesa (oggi ci sono 5.400 km di binari e 858 stazioni) e ci sono nuove linee in costruzione a sud e a ovest del paese, ma in un certo qual modo non sembra essere cambiato molto da quel lontano 1877.
Appena si mette piede su un treno birmano, l’impressione è quella di venir subito risucchiati in un viaggio all’indietro nel tempo, un viaggio che – sebbene traballante e saltellante – vale la pena di provare. Un viaggio emozionante che nessun altro mezzo di trasporto consente di fare.
Forse l’avrete intuito dalla mia premessa: i treni birmani non sono molto efficienti (la terza classe dei treni thailandesi in confronto è puro lusso). Se avete poco tempo a disposizione (magari state facendo il classico itinerario di due settimane in Myanmar) e volete ottimizzare il vostro viaggio, sappiate il treno non è il mezzo più veloce per spostarsi, e nemmeno quello più economico (meglio il bus). I ritardi sono frequenti, i treni vecchi e lenti, le comodità poche (potreste anche trovarvi su un treno notturno senza vagoni letto), i binari sconquassati e traballanti. Eppure muoversi in treno vale sempre la pena, anche in queste condizioni.
I treni birmani hanno due classi (prima classe prenotabile e con sedili reclinabili oppure seconda classe), molti provvisti di vagoni letto (ma non tutti). Sui treni a lunga percorrenza c’è anche un vagone ristorante (ma a tutte le fermate troverete qualcuno pronto a vendervi qualcosa da mangiare). Potete trovare treni espressi oppure lentissimi treni locali (che viaggiano spesso e volentieri in ritardo).
Se volete provare l’ebbrezza (è proprio il caso di usare questa espressione) di sperimentare i treni birmani, ma non avete molto tempo, il mio consiglio è quello di prendere un treno anche solo per percorrere una breve distanza, per il gusto di sperimentare e godersi uno spaccato di Birmania che altrimenti non si ha modo di vedere viaggiando con altri mezzi di trasporto.
Il mio viaggio su un treno birmano si è svolto da Shwe Nyaung a Kalaw, nel nord del paese. Dal Lago Inle ho deciso di spostarmi fino a Kalaw, una località tra le montagne, per andare a fare trekking per un paio di giorni. Quando ho letto che Kalaw era raggiungibile in treno da Shwe Nyaung, una località a pochi chilometri da Nyaungshwe, la località più importante sul lago, ho capito che era un’occasione che non potevo lasciarmi scappare.
Shwenyaung si raggiunge in circa venti minuti di auto da Nyaungshwe (potete anche farvi accompagnare in tuk-tuk ma la strada a tratti è molto sconnessa). La sua stazione è minuscola, ma ordinata: due binari in croce, qualche piccolo ufficio dismesso, due cani beatamente stesi al sole, alcune persone sedute ad aspettare. Qui di turisti sembra non ne passino molti. Mi avvicino a quella che sembra la biglietteria della stazione, uno sportello dietro cui c’è un tavolo di legno, dove spunta un omino che in inglese quasi perfetto mi chiede il passaporto e chiede dove sono diretta. Dopo poco mi allunga il biglietto: sono 1.150 kyat, circa 80 centesimi di euro, inclusa l’assicurazione sulla vita (che sia prevista la life insurance un po’ mi fa specie, ma faccio finta di niente).
Il treno è pronto che aspetta e sembra che voglia anche partire puntuale, quando a un tratto si forma un piccolo capannello di persone che comincia a discutere e armeggiare sotto a un vagone. Si passano attrezzi, controllano e discutono, qualcuno si gratta la testa. Capisco che posso anche aspettare a salire. Dopo dieci minuti il guasto sembra risolto e il treno si mette in moto: salgo, ma con il presentimento che non arriverò in orario.
Nello scompartimento i sedili sono rigidi ma abbastanza comodi, qua e là c’è qualche tavolinetto consunto, in fondo una toilette che spero di non dover usare (ma non sarà così). Il pavimento è di legno e non ci sono finestrini, solo delle specie di serrande di legno fissate in alto.
Il treno si lancia nella corsa… per modo di dire, visto che più che una corsa sembra un faticoso arrancare traballando e saltellando, lungo dei binari decisamente irregolari e sconnessi. La velocità è talmente ridotta che penso il treno abbia ancora qualche problema e stia per fermarsi. Mi rassicurano che non è così: è tutto a posto. Questa è la normale velocità di marcia di un treno locale birmano (apparentemente non più di 40-50 km/h).
Il treno sferraglia e sbuffa dalla pianura del lago Inle per risalire le colline. Passiamo attraverso boschi e macchie di vegetazione incolta, dove i rami entrano dai finestrini come artigli e sconfiniamo in grandi campagne punteggiate di fiori, con piccoli modesti villaggi, davanti a un paesaggio che cambia costantemente.
La grande gioia per me è raggiungere le stazioni: il treno rallenta e si ferma sbuffando, le persone si accalcano per salire con sacchi di verdure, carichi di pacchi e pacchetti che dispongono meticolosamente sotto il sedile. Fuori dal treno fermo alcuni bambini giocano a far volare un aquilone, un vecchietto si avvicina al finestrino per vendermi qualcosa di fritto, mentre dall’altro lato del finestrino passa un ragazzino che guida un aratro malandato trainato da due buoi.
Divido il mio vagone con un monaco novizio che gioca con il cellulare, una ragazza carica di ceste di verdure che a gambe incrociate tira fuori un taccuino e si mette a scrivere (probabilmente sta facendo i conti di quello che ha venduto), un uomo addormentato e un altro pure (con questi sconquassamenti non so proprio come facciano) e un signore distinto che va avanti e indietro e che sembra essere il capotreno.
Il capotreno scende a fumare quindi capisco che la sosta sarà lunga. Scendo anche io e vado a sbirciare la piccola stazione. Qui è tutto un fermento e un brulicare di mani: in un angolo della stazione un camion sta scaricando cavolfiori su un telo sul pavimento, mentre si riempiono le ceste di pomodori, di melanzane e di frutta. Tre bambini al finestrino si mettono in posa e mi fanno capire che vogliono essere fotografati. Una signora mi offre delle patate fritte che prendo molto volentieri.
Dopo dieci minuti il capotreno si rialza e mi fa ceno che si riparte. Mi aspetta l’ultimo pezzetto di viaggio. Il paesaggio prima di Kalaw si fa ancora diverso: grosse nuvole riempiono un cielo azzurissimo e proiettano la loro ombra su campi brulli e piccole colline ondulanti.
Sono in viaggio da quasi quattro ore, con un’ora di ritardo rispetto alla tabella di marcia, ma quando vedo spuntare le montagne e le case di quella che deve essere Kalaw, so che per me è ora di scendere e mi prende la malinconia: vorrei rimanere. Il treno prosegue per Thazi.
Ci sarà tempo per altri viaggi in treno.
Ciao una domanda. Il biglietto del treno da Shwenyaung a Kalaw è possibile prenotarlo dall’Italia?
Grazie
Leonardo
Ciao Leonardo e benvenuto sul blog!
Il biglietto non può essere acquistato dall’Italia (non esiste il sito delle “ferrovie” birmane..) Io l’ho acquistato al momento, direttamente in stazione.
Ciao! Grazie per la risposta. E per gli orari ti sei organizzata al momento o c’è modo di informarsi prima?
grazie ancora
Mi sono attenuta ai consigli della Lonely Planet che riportava che ci fosse un treno alle 09:30 e uno alle 10:30. Potresti comunque chiedere conferma degli orari presso la guesthouse o l’hotel che ti ospiterà
Sono stato in Myanmar un anno fa e confermo in toto, tutto quello da te scritto. Ho preso il treno da Mandalay a Bagan: 180 chilometri scarsi in 8 ore di viaggio, fatto di notte; nel vagone entrava ogni genere di insetto ed ero in prima classe con i sedili reclinabili, la seconda si caratterizzava per i sedili rigidi di legno. Nel corso del viaggio ho pure fatto amicizia con un gruppo di ladyboys che erano stati a Mandalay a comprare un Buddha di notevoli dimensioni. Un viaggio che rifarei volentieri.
Ciao Mario! Che lusso che hai trovato i sedili reclinabili! 😀
Un viaggio sicuramente da ricordare 🙂
Una precisazione riguardo alla richiesta di acquistare un biglietto del treno dall’Italia. Io ho acquistato il biglietto dall’Italia, pagando di più chiaramente.
Ah, bene a sapersi! L’hai acquistato tramite un tour operator locale?