Corto o lungo che sia il tuo viaggio in Myanmar, l’importante è che tu metta in conto di visitare il Lago Inle, il lago di acqua dolce più famoso del paese. Con i suoi villaggi su palafitta, gli orti galleggianti, i vivaci mercati (ogni giorno in un posto diverso), gli stupa imbiancati a calce, i laboratori artigiani, i pescatori intha e il loro curioso modo di portare la barca (servendosi della gamba come remo, cosa che vedrete solo qui) e la dolce distesa d’acqua circondata dalle montagne, il lago Inle è un posto che tocca il cuore.
Mettete pure in conto almeno un paio di giorni qui e sappiate che organizzare gli spostamenti e decidere cosa fare e vedere è semplice. Ma ci sono delle cose da sapere.
Dopo la mia prima tappa birmana a Yangon, la vecchia capitale, dopo una deviazione più che meritata alla mitica Golden Rock, luogo simbolo di tutta la Birmania (che non potevo perdermi per niente al mondo), e una veloce tappa tra i templi di Bago, ho deciso di spostarmi verso il nord del paese. Raggiungere il Lago Inle è facile (si tratta in fondo di una delle destinazioni turistiche più frequentate e i collegamenti non mancano), anche da Bago, dove passano tutti i bus partiti da Yangon e diretti a nord (se invece siete viaggiatori più “comodosi” potete arrivarci anche in aereo volando su Heho).
La mia scelta è ricaduta su uno sleeping-bus che in meno di dieci ore mi ha portato a Nyangshwe, principale punto di accesso al lago (dove, all’arrivo, si paga anche la tassa di ingresso). Per organizzare il soggiorno al Lago Inle le possibilità sono due:
- dormire in uno dei lussuosi resort affacciati sul lago (molto suggestivi, ma un bungalow vi costerà in media almeno 200$);
- dormire in un hotel o in una guesthouse a Nyangshwe, piccola cittadina piena di ristoranti e guesthouse economiche.
Io ho optato per la seconda opzione, quella più economica e più agevole anche per quanto riguarda gli spostamenti e le comodità (a Nyangshwe c’è l’imbarazzo della scelta tra hotel, ristoranti, negozi, banche) e ho dormito per due notti al Gipsy Inn, un bell’hotel affacciato direttamente sul fiume, vicino all’attracco delle barche (una doppia da circa 12$ a notte, con colazione abbondante).
Arrivata all’alba e un po’ provata dal viaggio in bus (come si sa dormire su uno sleeping bus non è esattamente una cosa scontata), ho approfittato della mia bella stanza per riposarmi per un paio di ore, dopo di che ho pensato bene di noleggiare una bici (costo 1.500 k per mezza giornata) per andare a esplorare i dintorni del lago.
Gita in bici a Khaung Daing
Attraversato il ponte Teik Nan Bridge ho percorso la strada alberata, scansando buche e fermandomi per fare qualche foto alle belle campagne circostanti, quindi ho girato a sinistra con destinazione il villaggio di Khaung Daing, nell’angolo nord-occidentale del lago, a circa 8 km da Nyangshwe. Lungo la strada che corre dritta e polverosa c’è una prima possibile tappa: una sorgente termale con piscine e bagni attrezzati per ospitare i turisti. Proseguendo ci si trova in una zona in cui i fianchi delle colline sono punteggiati di stupa, tra cui il Phwar Ya Thay Paya, a cui si accede salendo una scalinata: dall’alto la vista spazia sul lago e sulle campagne circostanti ed è molto suggestiva.
Il tranquillo villaggio di Khaung Daing, di etnia intha, è poco oltre. Io ci sono arrivata giusto in tempo per assistere a una processione di monaci, in coda sotto il sole vicino al tempio del villaggio. Tutta la vita del villaggio si è fermata ed è presa dalle celebrazioni in atto; accosto la bici e mi fermo in disparte a osservare.
Approfitto della mia sosta a Khaung Daing per la sosta pranzo e assaggio la specialità locale: il tofu fatto con i piselli gialli al posto della soia. Al Myat Thet Kaung, un ristorante molto carino sulla strada, assaggio l’insalata di tofu (squisita) e mi faccio incuriosire dalle bottiglie di vino che fanno capolino nel ristorante (amanti del vino sappiate che nella zona del Lago Inle ci sono alcune aziende vitivinicole ed è anche possibile fare delle degustazioni).
Gita in barca sul lago
La tappa al Lago Inle ovviamente non è completa senza almeno una gita in barca sul lago. Il secondo giorno mi sono quindi dedicata alla più classica delle gite in barca, che si è rivelata molto più interessante di quello che pensassi.
Per prendere parte a una gita in barca basta rivolgersi al proprio hotel o a uno dei piccoli uffici turistici sparsi per Nyangshwe, ma molto probabilmente non dovrete nemmeno arrivare a tanto. Probabilmente non sarete voi a dover cercare un barcaiolo, ma sarà il barcaiolo a trovare voi. Vicino all’approdo delle barche un birmano, con biglietto da visita alla mano e con un buon inglese, mi ha mostrato la sua barca e mi ha proposto di accompagnarmi sul lago il giorno successivo: scatta la contrattazione, gli accordi sugli orari e sulle cose da vedere e l’affare è fatto.
L’ideale per una gita in barca sul Lago Inle è partire presto (intorno alle 6-6.30), prima dell’alba, per poter essere sul lago quando sorge il sole. A quell’ora della mattina l’umidità e il freddo faranno di tutto per scoraggiarvi (quando sono partita io c’era anche la nebbia), ma i primi raggi del sole scaldano subito l’aria e dissolvono ogni traccia di umidità (partite comunque ben vestiti, anche se sulle barche sono a disposizione le coperte).
Mentre i primi raggi del sole spuntano timidamente da dietro la montagna, molto probabilmente vedrete materializzarsi davanti ai vostri occhi il sogno che avete da sempre: vedere i pescatori intha che remano le loro sottili barche dal fondo piatto servendosi di una gamba (inspiegabilmente senza che la barca perda l’equilibrio). Il sospetto è quello che agiscano a comando appena vedono avvicinarsi una barca con qualche turista a bordo, ma lo spettacolo è talmente leggiadro, l’atmosfera così magica e i colori dell’alba così piacevoli, che il sospetto vi passerà in secondo piano (almeno così è andata con me).
Il clou della gita in barca è rappresentato dai mercati itineranti, che si tengono in diverse località a seconda del giorno (quindi non avrete possibilità di scelta). Per quel giorno a me spetta la zona di Thaun Thut, una zona tra i canneti, dove oltre alle bancarelle che vendono souvenir fanno capolino anche i colorati copricapo delle donne del locale mercato tribale (decisamente più interessante) dove si vende frutta, verdura, pesce essiccato e abbigliamento per i locali (se comunque volete dedicarvi allo shopping di souvenir questo è il posto per farlo). Alle spalle del mercato una lunga scalinata coperta risale la collina e conduce alla cima di un complesso di stupa imbiancati a calce e punteggiati d’oro.
La giornata è piena, le tappe della gita in barca sono diverse: In Phaw Khone, un tranquillo villaggio su palafitte dove si trovano dei laboratori dove le donne realizzano pregiati tessuti (tra cui dei filati ricavati dai fiori di loto), quindi al villaggio di Nampan, in visita ai laboratori dove si producono sigari, poi la visita a un laboratorio dove si lavora l’argento, quindi al famoso Nga Hpe Kyaung. Questo tempio è meglio conosciuto come Jumping Cat Monastery: qui una volta i monaci ammaestravano i gatti a saltare nei cerchi; ma ora i gatti (o i monaci?) sembrano essere diventati troppo pigri per degnarsi anche solo di alzare una zampa. Anche se di gatti saltanti neanche l’ombra, l’ampia sala della meditazione in legno con diverse statue in stile shan e tibetano è molto bella,le bancarelle per i turisti appena fuori il tempio un po’ meno.
Nonostante il Lago Inle sia una delle destinazioni più turistiche di tutto il Myanmar, il lago è talmente ampio che molto probabilmente non ti accorgerai nemmeno del numero delle barche cariche di turisti che scorrazzano sul lago.
Il Lago Inle è anche il punto di partenza e di arrivo di numerosi itinerari di trekking in zona. Io ho preferito dedicarmi al trekking a Kalaw, una località di montagna a poche ore dal Lago Inle, dove ci sono arrivata in treno. Come sono i treni birmani? Ve lo racconto qui!
Ciao, ho letto che suggerisci una notte nei lussuosi resort sul lago Inle. Io ci sono stata su quel lago ed ho parlato con i barcaioli, ci hanno ringraziati perché dormivamo in paese in un alberghetto di una familia birmana. Sostenendo cosi l’economia della gente del posto. Purtroppo i resort sono gestiti da cinesi che non hanno a cuore le sorti del lago, ma solo il profitto. Scaricano nel fiume rifiuti e sostanze inquinanti, i barcaioli ci hanno raccontato di come stanno scomparendo i pesci, di come l’acqua sia sempre più inquinata, non certo positivo per i loro bellissimi orti galleggianti, e le famiglie dei pescatori si stanno impoverendo o devono andarsene. Io non me la sentirei di suggerire di finanziare tale cosa.
Scusami l’intromissione ma è un argomento che mi sta a cuore.
Buoni viaggi, sostenibili 🙂
Martina
Ciao Martina. Io che consiglio una notte nei lussuosi resort sul lago? Mi sa che hai proprio preso un granchio! Io che scelgo sempre le soluzioni più economiche e local poi… Semplicemente ho detto che – per chi vuole – c’è anche questa possibilità (ognuno è libero di fare quello che preferisce).
Ciao Claudia io al lago in le ci sono stato nel 94 ed ho visto i gatti che saltavano,ci sono ritornato (purtroppo) ora 2019 ed è stata una delusione totale. È un posto per turisti da spennare, qui per esempio i cosiddetti souvenir costano 10 volte che a Mandalay ,Una sciarpina di tessuto di loto che la differenza con il cotone d’ misera, costa solo 400 $ . Tutta questa magica atmosfera ve la create voi nella testa di turisti e non veri viaggiatori solo perché siete in posti che vi sembrano esotici ma in realtà sono banalissimo. Molto più suggestive le valli di Comacchio, ma quelle sono in Italia, troppo vicine e non fa fino.
Un saluto
Pier
Ciao Pier
fortunato tu che ci sei stato nel ’94, sarà stato sicuramente tutta un’altra cosa! Il tempio dei gatti saltanti è stata una grossa delusione.. tutto il lago Inle è turistico, ma l’ho comunque apprezzato (è un crimine?). Sul fatto che io sia turista e non viaggiatrice… beh, si capisce che non mi conosci ????????
sono qui al lago inle e concordo con quanto scritto…tutto molto turistico ..che ti nel 94 fosse altra cosa ! claudia
Ah se solo si potesse tornare indietro!