I viaggiatori solitari hanno a volte vita dura, pressati da pregiudizi e miscredenze, accusati dai più di essere dei misantropi, persone sprezzanti della compagnia degli altri, scontrosi e poco socievoli. Insomma, degli inguaribili egoisti.
Personalmente non sono d’accordo. Vivendo in prima persona la dimensione del viaggio in solitaria, amandola molto ma per questo non disdegnando i viaggi in compagnia, mi sento di difenderla a spada tratta: anche se può sembrare paradossale, in realtà viaggiare da soli è un atto d’amore non solo per noi, ma anche e soprattutto per gli altri (e non sono l’unica a pensarla così).
In realtà non si è mai soli
Il mondo è sostanzialmente diviso in due: c’è chi alla domanda “Questo viaggio l’hai fatto da sola?” apre la bocca in un grande “WOW” carico di apprezzamenti e chi invece fa una smorfia di disappunto chiedendo “Ma non c’era nessuno che poteva venire con te? Povera! Che peccato non poter condividere!”.
Quello del non poter condividere è uno dei pregiudizi più ricorrenti sul viaggio in solitaria. Visto da fuori, da chi non ha mai provato a viaggiare solo, a prima vista può sembrarlo: sei su una collina o in riva al mare ad ammirare un tramonto stupendo, vivendo emozioni indescrivibili e non hai accanto nessun amico o la persona amata con cui vivere quel prezioso momento e a cui raccontare cosa stai provando. Ma è proprio così?
Come dico sempre, in realtà non si è mai soli, il mondo è pieno di persone con cui condividere quei momenti, persone che magari non conosciamo ma che hanno un grande valore aggiunto: sono persone nuove. Può scaturirne un momento fugace di condivisione oppure, chi lo sa, può essere un incontro che ci può cambiare la vita.
Parlare con gli sconosciuti, sorridere a un bambino che si incontra per caso per strada, scambiare un commento veloce e poi salutarsi, è un atto che personalmente amo e che mi lega agli esseri umani, che mi infonde gioia e un sentimento di unione e solidarietà con tutto il genere umano.
Il grande maestro
Va bene, non sempre è così facile scambiare parola con uno/a sconosciuto/a, soprattutto se non si parla la stessa lingua (ma anche quello può essere uno scoglio sormontabile, ve lo giuro). A volte c’è la timidezza, l’insicurezza, l’imbarazzo.. anche con me all’inizio è stato così. Timida e insicura da sempre, ho trovato però nel viaggio in solitaria un grande maestro che mi ha spronato a scrollarmi di dosso le mie reticenze per aprirmi agli altri.
Se sei in viaggio da solo e ti serve un’informazione o ti serve aiuto, ti sei perso e non sai da che parte devi andare, beh, devi per forza ricorrere a un altro essere umano: da lì il grande esercizio e la lezione di vita (o più lezioni di vita) che si possano portare a casa: ci si allena un po’ alla volta a rivolgersi agli altri con naturalezza e si impara a relazionarsi con il prossimo (che può anche voltarci le spalle o essere mal disposto, ma noi comunque ci alleniamo).
Il mio viaggiare sola mi ha fatto un grande regalo: mi ha insegnato a entrare in contatto con le persone con più disinvoltura, superando le mie barriere mentali, insegnandomi l’apertura e l’elasticità mentale.
Viaggiare da soli non significa essere egoisti
Nella nostra cultura chi ama ritagliarsi degli spazi da passare in solitudine, dove dedicarsi al proprio spazio interiore o ai propri hobby personali senza altre persone, viene bollato come un egoista o un eremita. La solitudine in sé viene percepita come qualcosa di negativo, da fuggire a tutti i costi, da evitare come la peste.
Non ne ho mai capito il perché.
Il male di quest’epoca non è lo stare poco insieme, non è comunicare poco, bensì il fatto che si sta poco con se stessi, e che dunque si comunica male. (Simone Perotti)
Stare da soli è qualcosa che dovrebbe essere del tutto naturale e che dovrebbe essere percepito come qualcosa di positivo e corroborante. Invece nella maggior parte dei casi non ne siamo capaci e facciamo sempre una grande fatica all’inizio a dialogare con noi stessi e nessun altro. Stare da soli finisce per essere, per molti, il peggiore degli incubi.
È molto più facile circondarsi di persone e soffocare i nostri pensieri o le nostre sensazioni facendosi coinvolgere nel turbinio dei sentimenti e delle emozioni degli altri. Il mio dubbio però è: se i miei sentimenti incasinati si incontrano/scontrano con i sentimenti incasinati di qualcun altro, come ne può venir fuori qualcosa di buono?
Meglio secondo me fare lo sforzo di ritagliarsi dei momenti di (beata) solitudine e dare ascolto alla voce dentro di noi. Imparare a dipanare la matassa di pensieri, gioie e dolori, imparare a mettersi a nudo per forse capire come siamo fatti veramente, cosa vogliamo e dove stiamo andando. Una volta che si impara a fare questo si guadagna una grande consapevolezza, che porta a pace ed equilibrio (magari anche dopo percorsi tortuosi per auto-correggersi dentro), gioia e serenità.
Imparare a essere persone equilibrate e serene, che sanno con sufficiente chiarezza chi sono e cosa vogliono, non può che non fare bene alla nostra relazione con gli altri: stare meglio noi per poi stare meglio anche con gli altri (ma non il contrario).
La dimensione del viaggio in solitaria aiuta proprio a fare chiarezza su noi stessi: mentre sei lì che cerchi di barcamenarti con una lingua che non è la tua, a organizzare come spostarti in viaggio o a risolvere qualche problema, allora sì che viene fuori tutta la tua vera natura. Ti ritrovi a guardarti come davanti a uno specchio e diventi man mano cosciente dei tuoi difetti ma anche dei tuoi punti di forza e delle tue qualità, e questo ti rende una persona sempre più forte e più sicura.
È proprio perché amiamo gli altri e la loro compagnia che cerchiamo di coltivare al meglio la dimensione “solitaria”: per poter essere capaci di dare al massimo agli altri, perché lo stare insieme sia un vero piacere e non la risposta alla nostra incapacità di stare solo in compagnia di noi stessi. Come dice Osho:
La capacità di stare soli è la capacità di amare, che può sembrarti paradossale, ma non lo è. È una verità esistenziale.
Solo le persone capaci di essere da soli sono capaci di amare, di condividere, di andare profondamente nell’essenza più intima dell’altra persona, senza possederle l’altro, senza diventare dipendente dall’altro, senza ridurre l’altro ad una cosa, e senza diventare assuefatto all’altro. Permettono all’altro una libertà assoluta perché sanno che se l’altro se ne va, saranno felici come lo sono ora. La loro felicità non può essergli tolta dall’altro, perché non è stata data lor dall’altro.
Allora perché vogliono stare insieme? Il loro stare insieme non è più un bisogno, è un lusso! Le persone reali si amano come un lusso non come un bisogno. Godono nel condividere, e hanno così tanta gioia che vogliono riversarla in qualcuno, e sanno come suonare la propria vita in un assolo.
Il suonatore di assolo di flauto sa come godere del suo flauto da solo e se incontra un suonatore solista di tabla, entrambi godranno del loro essere insieme e creeranno un’armonia con il flauto e il tabla, entrambi ne godranno ed entrambi riverseranno le loro ricchezze uno nell’altro.
– Osho –
Complimenti per il blog, ci sono arrivato cercando informazioni riguardo la Russia, più precisamente inserendo le parole chiavi “San Pietroburgo e Mosca”.
Mi piace la parte che hai scritto del viaggiare soli, è anni che lo faccio; la prima esperienza è stata in Tailandia circa 10 anni fa, 2 mesi a Bangkok e 1 a Ko Samui, non facile ma il tutto mi ha aiutato ad avere nuove prospettive e a rendermi a poco a poco più forte.
Oramai vivo in Spagna da 4 anni e a parte la bellezza culturale, il cibo e qualche buon amico, non ho grandi rimpianti dello stivale.
Buoni viaggi… 🙂
Ciao Alberto!
Grazie e benvenuto sul blog 🙂
Sono contenta che condividi la mia prospettiva sul viaggiare soli: è una esperienza che insegna e regala talmente tanto che io non smetto mai di consigliarla. Buoni viaggi anche a te! A presto!
Proprio in questo periodo stavo pensando di affrontare un viaggio, da solo, verso una meta esotica.
Eppure analizzando a fondo questa mia voglia, ma intendo proprio a fondo, mi sembra una cosa da grande egoista.
Mi farebbe arricchire, personalmente. Ma arricchirei soltanto me stesso, secondo me lasciandomi dentro solamente altra voglia di viaggiare e scoprire posti nuovi.
Mi sembrerebbe una fuga da me stesso. Da una vita che non ho il coraggio di cambiare.
Viaggiare per fuggire, anche solo per poche settimane, da una vita più o meno triste.
Allora viaggiare da soli non ha veramente senso secondo me.
Ha più senso investire tutti quei soldi e quel tempo per impegnarsi a cambiare la propria vita qui.
O magari, se si è veramente capaci, provare a migliorare la vita di un altra persona.
Perchè, parliamoci chiaramente, spendere 4000 euro per andare in India e sapere che nel condominio accanto c’è una famiglia che non ha i soldi per mandare i figli a scuola, è da egoisti.
Che poi, andare in India ora come ora per me significherebbe sopratutto la bellezza di raccontare poi al ritorno com’è l’India. Per essere diverso dagli altri.
Per cercare con questi viaggi di avere l’amore e l’attenzione del prossimo.
Ma la verità, è che non serve ad un cazzo andare in India.
Basta cercare dentro se stessi, per cambiare.
PS: ATTENZIONE, IL CSS DEI COMMENTI e’ TUTTO SBALLATO.
Ciao Gaetano, mi dispiace tu abbia questa prospettiva! Io non ci vedo proprio nulla di male nel viaggiare da soli: non lo definirei proprio egoismo, tutt’altro. Per me viaggiare soli significa godersi un approccio più aperto al mondo e alla gente perché viaggiando da soli si instaura un rapporto speciale con gli altri viaggiatori e soprattutto con la gente del posto, rapporto che invece è quasi impossibile instaurare quando si viaggia in coppia o in gruppo. Viaggiare da soli tra l’altro non deve essere per forza una modalità di viaggio esclusiva: puoi benissimo viaggiare in coppia o in gruppo e ogni tanto concederti un viaggio in solitaria, nessuno te lo vieta! Coltivare l’abitudine di viaggiare soli e quindi imparare a stare bene anche da soli io l’ho sempre visto anche come un grande amore verso gli altri: se impari a stare da solo godrai ancora di più la compagnia degli altri, in un certo modo ti arricchisci e puoi instaurare rapporti speciali.
Per quanto riguarda l’India… 4.000€? Penso che in India una cifra del genere la spendi solo se vai in resort 5 stelle… l’India non è di certo una meta lussuosa! Viaggiare può anche aiutare l’economia e la gente locale: puoi affidarti a un tour operator locale o fare attività in loco che vanno ad arricchire le comunità locali.
Per cambiare poi certo, nessuno ti ha detto che devi viaggiare da solo, ma viaggiare dà una grossa mano a riflettere e a vedere i problemi/le situazioni da un’altra prospettiva.
In bocca al lupo!