Noi viaggiatori seriali, che, a chi ci dice “Buona vacanza” teniamo sempre a sottolineare che “partiamo per un viaggio” e non “andiamo in vacanza”, ci troviamo spesso a combattere contro i luoghi comuni o i giudizi affrettati di chi non sa cosa significhi veramente per noi viaggiare.
Se c’è una cosa con cui lotto da sempre, è l’idea idiota per cui una persona che viaggia spesso sia una persona superficiale, uno scansafatiche e uno spendaccione (sul discorso economico ci tornerò in un prossimo post). Chi pensa questo forse non sa che per noi viaggiatori il viaggio può avere un valore salvifico e curativo, e che spesso, dietro quella che sembra una fuga da irresponsabili c’è invece un significato ben più profondo: il viaggio come rimedio al dolore.
Spesso noi viaggiatori colpiti da quella sindrome strana chiamata Wanderlust, veniamo percepiti come irrequieti e instabili, e come delle inesorabili anime in pena pronte a girare come trottole e ripartire appena qualcosa nella nostra vita non va.
A volte succede così, ma nella maggior parte dei casi è un’irrequietezza interpretata male: non è irrequietezza in senso negativo (non siamo anime in pena che non trovano inesorabilmente mai pace), ma, se possibile, in senso positivo. Di fatto abbiamo in noi (forse direttamente nel nostro DNA) una molla che ci spinge a partire, esplorare, vedere e conoscere nuovi posti, mossi come siamo da curiosità, spirito di avventura e sete di conoscenza.
E poi c’è un altro punto: il viaggio molto spesso è un rimedio molto efficace per chi si trova a vivere situazioni dolorose. Il viaggio non è solo una vacanza-fuga per staccare la spina da tutto, ma può diventare anche un’occasione e un rimedio prezioso per analizzare e superare il nostro dolore. Se vissuto in prima persona, in solitaria, a faccia a faccia con noi stessi e il nostro fardello, il viaggio può aiutarci a stare meglio e superare il momento difficile che stiamo vivendo.
[Tweet “Viaggiando alla scoperta dei paesi troverai il continente in te stesso. (Proverbio indiano)”]
Stare lontani da casa, lontani dal nostro habitat e dai luoghi connotati in relazione alla persona/situazione che abbiamo perso aiuta a distrarci, ad alleggerirci i pensieri, concentrati come siamo sull’esplorazione di nuovi luoghi e nuove realtà, imbattendoci anche in nuove persone e nuove amicizie, impegnati a esprimerci in una lingua che non è nostra, a organizzare spostamenti o prenotazioni o a destreggiarci tra qualche inconveniente di viaggio.
Stare lontani dalla fonte del nostro dolore, prendendone le distanze fisicamente, aiuta a ridimensionare il problema e demistificare le cause della nostra sofferenza. Addirittura può succedere di accorgersi (non so voi, ma a me è successo proprio così) che il problema che ci fa soffrire a casa è in realtà meno grave di quanto sembri. Oppure, molto spesso, il fatto di essere concentrati su altro, può essere la giusta occasione per farci trovare rimedi utili o soluzioni che possono aiutarci ad aggirare il problema una volta a casa.
[Tweet “Viaggiare è il modo migliore per perdersi e poi ritrovarsi.”]
Il viaggio non è per tutti. Il viaggio è una cosa seria. Il viaggio è scoperta, avventura, esplorazione, divertimento, esaltazione, fuga, ma anche crescita, maturazione, riflessione interiore, occasione per valutare la nostra vita attuale e un eventuale cambiamento di vita. E il viaggio è un toccasana, una medicina naturale, un rimedio prezioso per superare i nostri momenti di dolore e i periodi segnati dalla difficoltà e dalla tristezza.
Non mi è mai capitato di partire per un viaggio per lenire un dolore, ma in linea di massima sono d’accordo con te, soprattutto quando parli di un approccio differente. Essere in viaggio dall’altra parte del mondo, dove nessuno ti conosce, dove nessuno sa quale fardello tu ti stia portando sulle spalle, dove sei testimone, a volte, di situazioni ben peggiori, ti aiuta a vedere le cose sotto un angolo differente e a renderti conto che, forse, certi problemi non sono così “problematici”. Serve per alzare la testa dal tavolo e guardare il resto della stanza (perdona la metafora un po’ ardita).
Esatto Marco, viaggiando puoi benissimo accorgerti che forse è il caso di ridimensionare il tuo problema (confrontandoti con situazione ben peggiori rispetto alla tua), ma anche comunque senza stabilire confronti, secondo me il solo viaggiare può fare molto per lenire il dolore.
Grazie per il tuo commento!
Ciao Claudia! Rispondo a questo post, ma dovrei rispondere a più di uno ????
Innanzitutto grazie del blog con ottime indicazioni e del libro in cui mi sono ritrovata molto.
Tu chiedi se un viaggio può alleviare un dolore: bene… Questa in brevissimo la mia esperienza.
Sono in Indocina da qualche mese e sto facendo questo lungo viaggio per tanto desiderato, ma non del tutto leggera o non ancora (ci sto lavorando ????)
4 anni fa ho perso mio fratello in un brutto incidente e la mia convivenza di 11 anni é finita. Giorno dopo giorno mi dicevo che dovevo essere forte, che ero un punto di riferimento per i miei genitori, per mia cognata ed i miei nipoti, per la famiglia, perché mi sembra necessario essere utile o forse mi serviva stare concentrata. Assorbita per il resto del tempo nel lavoro. Ma già al funerale avevo pensato: oggi ci sei, ma se domani va così, tu, hai vissuto per te? E da li tanti ragionamenti che mi hanno accompagnato fino a che ho finalmente deciso di licenziarmi e partire per un viaggio solo mio. In questi anni non mi sono mai permessa di piangere molto, anzi direi che se non penso a mio fratello, tutto scorre indifferente. Ero una splendida ragazza sempre con il sorriso, un sorriso per tutti, riuscivo anche ad essere simpatica ???? mentre sono riuscita ad arrivare a sentirmi vuota, sterile quasi forzata, falsa, scostante anche con gli amici quando prima ho sempre sostenuto che i rapporti vanno coltivati. Lascio che le notizie passino oltre come se quel che succede non mi riguardasse. Per non parlare degli uomini… ????????????
Bene, il viaggio sta servendo? Direi proprio di si. Sto ritrovando un equilibrio dentro di me. Avere tempo e pensieri solo x se stessi non ha davvero prezzo. Conoscere, incontrare, raccogliere sensazioni, affrontare tensioni e problemi, fermarsi ed affrontare il dolore e sentirlo trasformarsi é … sentirsi VIVA!!
Casa mi manca? Certo, e ci tornerò volentieri, ma con un’anima ritrovata e con una gioia nuova da condividere con gli altri ed energia x qualche progetto nuovo! Ed appena sentirò di non essere completamente in me, ripartiró. Egoismo? Si, forse in parte, ma quello sano che fa bene a me e mi permette di essere al top anche per gli altri!!
Ciao Arianna, grazie per il tuo bellissimo messaggio 🙂
E grazie per i complimenti sul blog e sul libro, ne sono felice.
Anche io come te ho subito un grave lutto qualche anno fa e ne sono uscita anche (e soprattutto) grazie ai viaggi. Un viaggio da fare da sola, per riflettere e trovare la giusta serenità per andare avanti. Come dici tu non è affatto egoismo, anzi, se mai è proprio il contrario: imparare a stare bene con noi per poi dare il massimo quando si è con gli altri.
Ti abbraccio!