Ingrediente fondamentale di un viaggio lungo la Transiberiana è l’attesa e l’emozione in vista dell’arrivo, il raggiungimento della meta agognata, la conquista del capolinea. Per me ha corrisposto con Vladivostok, l’estrema propaggine russa sull’Oceano Pacifico. Ma non mi sono accontentata.
Dopo aver percorso i 9.289 km che separano Mosca dal Pacifico (in realtà anche qualcuno di più essendo partita da San Pietroburgo), ho deciso di fare rotta sulla Cina e sulla sua mastodontica capitale.
Pechino – o Běijīng che dir si voglia – è una meta dal passato ingombrante, una città impegnativa che richiede sforzo di tempo ed energie, ma che sprigiona un fascino immenso.
Cose da sapere prima di organizzare un viaggio a Pechino
- Pechino è una città immensa, che conta qualcosa come 21,5 milioni di abitanti, con l’intera municipalità grande poco più di metà della superficie del Belgio: la prima cosa da mettersi in testa è che organizzare gli spostamenti e la visita all’interno della città richiede tempo;
- Per avere modo di visitare i principali punti di interesse della città mettete in conto almeno 4-5 giorni di permanenza, se possibile anche qualcosa di più;
- Girare la città a piedi è impossibile, farlo in bicicletta molto poetico, ma il traffico è agguerrito: per gli spostamenti meglio optare per la metropolitana (moderna e ben organizzata, con indicazioni bilingui cinese/inglese e circa una ventina di linee); consigliabile fare un abbonamento con biglietto ricaricabile in base ai giorni di permanenza;
- È preferibile scegliere l’alloggio in posizione super comoda, possibilmente vicino a qualche attrazione, così da poterci arrivare a piedi e risparmiare tempo (io ho soggiornato in un ostello negli hutong, i vicoli storici della città, da cui impiegavo 5 minuti per arrivare al Parco Jinshan e da lì alla Città Proibita sempre a piedi);
- Uscire e arrivare in città puntando sugli spostamenti in bus può essere complicato a causa del traffico: tenetene conto se pensate di organizzare una escursione in giornata alla Grande Muraglia;
- la stazione ferroviaria centrale di Pechino si trova a 3 km dalla Città Proibita: una volta raggiunta la stazione è possibile proseguire in taxi (il servizio taxi è molto organizzato ed efficiente) oppure prendere la metropolitana;
- l‘aeroporto della città – il Capital Airport – è a circa 30 km dal centro città: lo si può raggiungere comodamente arrivando in metropolitana fino alla stazione di Donzhimen e quindi prendendo l’Airport Express (30 minuti);
- il clima è tendenzialmente parecchio freddo in inverno e parecchio caldo in estate: il periodo più mite è quello compreso tra settembre e inizi novembre (ad aprile la città è spesso soggetta a tempeste di sabbia).
Il mio arrivo a Pechino
Io ho scelto di arrivare a Pechino al termine del mio viaggio lungo la Transiberiana, dopo aver raggiunto il capolinea a Vladivostok e dopo una prima tappa in terra cinese a Harbin. Organizzare il mio viaggio da Harbin a Pechino non è stato semplice: prenotando solo un paio di giorni prima della partenza mi sono dovuta accontentare di un sitting train notturno senza cuccette (è stata un’impresa riuscire a dormire su quei sedili dallo schienale drittissimo in una carrozza affollata di gente… e purtroppo il mio posto era sul corridoio quindi non avevo neanche il finestrino per appoggiare la testa).
In realtà mi poteva anche andare peggio: in Cina sui treni è possibile acquistare un biglietto anche in modalità standing, ovvero senza posto a sedere (si sta semplicemente in piedi, i cinesi sono organizzatissimi e si portano dietro dei piccoli sgabelli pieghevoli da sfruttare all’occorrenza).
Il mio viaggio in treno da Harbin a Pechino è durato circa dieci ore. Uscita dalla mastodontica stazione di Pechino mi sono messa ordinatamente in fila per aspettare il taxi (un servizio davvero molto ben organizzato) che mi ha portato al mio ostello/guesthouse – lo splendido e raccomandatissimo Sitting on the City Walls Courtyard House – poco a nord-est rispetto alla Città Proibita.
Dal finestrino del taxi mi si sono parati subito davanti vialoni immensi e palazzoni moderni, in netto contrasto con gli stretti vicoli degli hutong, tra case modeste dove la gente si sposta in bici e si ritrova per giocare a ping-pong o portare a spasso i barboncini (spesso e volentieri tinti di rosa… ma una volta i cinesi non mangiavano i cani? Primo stereotipo abbattuto) dove si trovava la mia guesthouse.
Una volta sistematami e localizzata sulla cartina la mia posizione, si è trattato di buttarsi subito nella mischia e lanciarmi alla scoperta della città. Non nascondo che mi sia salita un po’ di ansia: da dove comincio? cosa vedo? riuscirò a vedere tutto quello che mi sono prefissata? Come farò a spostarmi?
Pechino: cosa vedere
Alla scoperta della città di Pechino ho deciso di dedicare 3 primi giorni, a cui è seguita la mia felice parentesi a Guibekou per visitare la Grande Muraglia, e un ritorno in città di un paio di giorni prima di rientrare in Italia. La scelta si è rivelata azzeccata: 3 giorni sono un buon inizio per visitare le attrazioni principali di Pechino, ma non del tutto sufficienti (meglio fermarsi di più); allo stesso tempo, devo ammettere che dopo 2-3 giorni in città nasce la voglia di scappare a gambe levate da questa città immensa e caotica, dove il traffico e la frenesia la fanno da padrone, per cercare un po’ di tranquillità nel verde (cosa che a Guibekou ho trovato).
Trovandomi a pochissima distanza, la mia visita di Pechino è iniziata dal Parco Jingshan, appena a nord della Città Proibita. Il parco è splendido e molto curato, perfetto come primo luogo di visita per via delle meravigliose viste che regala sulla Città Proibita e sul centro città dall’alto della sua altura. Meravigliosi anche i tempietti e i padiglioni che custodisce: si dice siano stati costruiti per proteggere la residenza imperiale dagli spiriti maligni.
Basta uscire dal parco a sud per trovarsi di fronte il più grande complesso di edifici di tutta la Cina (800 edifici, 9.000 stanze): la famosa Città Proibita, residenza delle dinastie imperiali Ming e Qing. La brutta notizia è che però quello che ci si trova di fronte non è l’ingresso, ma l’uscita. Per poter accedere si deve costeggiare lungo tutto il complesso in direzione sud: l’ingresso è infatti a sud, in Piazza Tienanmen.
La visita al complesso imperiale della Città Proibita richiede tempo (calcolate almeno una mezza giornata), ma è dovuta. Consigliatissima l’audio-guida che spiega la storia del complesso e racconta come si svolgeva la vita al suo interno. Costruito agli inizi del 1400, l’accesso era vietato a chi non facesse parte della famiglia dinastica o della sua corte, da cui il nome di Proibita. Gli edifici principali si trovano al centro del complesso, lungo l’asse nord-sud; prendetevi però tempo anche per visitare i cortili e i padiglioni laterali, per allontanarvi anche dalla folla (onnipresente durante una visita alla Città Proibita).
Visto che l’ingresso si trova a sud e l’uscita a nord (tra i due c’è quasi un chilometro), prima della visita alla Città Proibita potete dedicarvi a Piazza Tienanmen, fulcro della storia comunista della Cina. Questo è il luogo in cui gli studenti sventolavano il libretto di Mao e dove si svolsero le proteste studentesche dell’estate del 1989 che sfidarono i carri armati e sfociarono in un massacro. Questo è il cuore di Pechino: è stato per me un’emozione grande trovarmi in un luogo così importante, al cospetto del ritratto di Mao che spunta sulla Porta della Pace Celeste.
Una piazza immensa (grande 880 x 500 metri), che incute soggezione e rispetto, dove ci si sente al cospetto della Cina e della sua storia: la foto che mi sono fatta scattare vicino al ritratto di Mao è testimone della mia grande emozione. Un’emozione per me duplice: per me è stato anche il momento che ha consacrato ufficialmente il termine e il successo della mia impresa (la Transiberiana).
Anche muoversi nella piazza è complicato: è infatti interamente transennata e controllata dai militari e si deve seguire la direzione obbligata (tanto per cambiare una bella scarpinata). Il motivo che affolla la piazza è il fatto che è il luogo-simbolo della Cina, ma anche il fatto che qui si trovi il Mausoleo del Presidente Mao, figura ancora molto amata dai cinesi. Se volete visitarlo preparatevi a lunghe code, controlli (è obbligatorio depositare le borse) e ferree regole da rispettare.
Incamminandosi verso il mausoleo dalla Porta Proibita ci si trova sul lato destro il Palazzo dell’Assemblea del Popolo, visitabile quando non ci sono riunioni del congresso, e sulla sinistra il Museo Nazionale Cinese, manco a dirlo il più grande museo del mondo. Io ho saltato entrambi e ho preferito spostarmi verso il Lago Beihai per riposarmi immergendomi nel verde.
Qui, sulle sponde di questo lago artificiale, si trova il Parco Beihai, un’oasi moto rilassante dove fare una sosta tra una scarpinata e un’altra. Qui si dice sorgesse la residenza del Kublai Khan, il fulcro della città prima della costruzione della Città Proibita. Su un isolotto – l’Isolotto di Giada – svetta lo Stupa Bianco costruito in occasione della visita del Dalai Lama nel XVII secolo e si trovano svariati templi, tra cui il Tempio Yongan, con immagini del Buddha, lo Xitian Fanjing e il Muro dei Nove Draghi, completamente rivestito di piastrelle smaltate.
Amante dei templi come sono, non ho potuto fare a meno di visitare la zona a nord della Città Proibita, dove si trovano il Tempio dei Lama e il Tempio di Confucio, la cui visita raccomando davvero a tutti. Il Tempio dei Lama è un vero tripudio di colori. Ampio e molto visitato, con sale espositive, padiglioni e una miriade di immagini del Buddha, offre il grande vantaggio di regalare attimi di pace e silenzio (un lusso considerato che siamo a Pechino). Il tempio, monastero per i lama fino al 1744, oggi considerato il più importante del buddhismo tibetano in Cina, è famoso soprattutto per una statua alta 18 m che raffigura il Buddha Maitreya scolpito in un unico blocco di legno di sandalo.
Bastano cinque minuti a piedi dal Tempio dei Lama, attraversando la via che pullula di articoli religiosi, raffigurazioni sacre e negozi di articoli per offerte, e addentrandosi nell’hutong, per arrivare al Tempio di Confucio. Questo tempio è un’altra oasi di pace e silenzio. Il cortile ospita numerose stele con i nomi di coloro che superarono le prove all’interno del Collegio Imperiale annesso al tempio (il luogo dove l’imperatore commentava i testi di Confucio davanti a studenti e professori). Nel cortile esterno si tengono anche danze cerimoniali.
Non si può però lasciare Pechino senza prima aver visto il Palazzo d’Estate, la splendida residenza che si trova a nord-ovest della città. Immersa in un parco immenso bagnato dalle acque del Lago Kumning, queste era la residenza estiva della corte imperiale che si ritirava qui per sfuggire alla calura estiva della Città Proibita.
La visita richiede almeno mezza giornata: preparatevi a scarpinare perché gli spazi sono davvero immensi e a farvi largo tra la folla perché il posto è sempre molto frequentato. Tra le cose da non perdere il Palazzo della Benevolenza e della Longevità, il Corridoio Lungo (lungo 700 m e decorato con coloratissime scene mitologiche), e la piacevole passeggiata lungo il lago dove i cinesi amano prendere a noleggio un pedalò o fare una gita in barca).
Al momento di recarmi in aeroporto il sentimento che ho provato è stato quasi di sollievo: finalmente mi stavo allontanando da quella città gigantesca e prepotente, dai suoi ritmi frenetici e i suoi bagni di folla. Poi è successa una cosa strana: appena arrivata a casa ho cominciato a sentire un sentimento struggente verso Pechino, nostalgia. Che debba tornarci?
A voi come è andato l’incontro con Pechino?
Al punto in cui dici che dopo 3_4 giorni ti viene voglia di scappare dalla città, sono scoppiata a ridere.. grazie al cielo non sono l’unica che ha provato questa sensazione 😀 Pechino è immensa, tutto troppo grande! Appena sono uscita dalla città per fare tappa in un altra zona mi sono sentita molto più leggera!
Ah ah ah, mi sa che è una sensazione abbastanza condivisa! 😀 Comunque la cosa strana è che, nonostante la voglia di fuga, una volta tornata a casa da Pechino ho sentito una nostalgia pazzesca! Una sorta di amore/odio insomma..
Ci sono stato per circa 3 mesi, l’ho girata in lungo e in largo con qualsiasi mezzo vivendola da residente e alla fine non vedevo l’ora di andarmene anche a causa del suo potentissimo smog(strano che tu non ne abbia parlato).
Ammetto che da 2 anni a questa parte ci penso spesso e ora che ho letto il tuo commento nostalgico mi ci sono ritrovato in pieno. E’ molto strano ma forse il fatto che sia così grande la rende una città che per essere scoperta ci vuole veramente una vita ed è praticamente impossibile annoiarsi..
Ciao mrCat,
vero, ho omesso di parlare dello smog..forse perché non è stata la prima cosa che ho notato (qui nella Pianura Padana, dove vivo io, non è che si sta molto meglio). Oltre al fatto che quando si parla di Pechino è sempre la prima cosa che le persone chiedono o sottolineano…ma Pechino è altro!
spesso paragono napoli e pechino, dico che noi napoletani siamo i cinesi d’europa proprio per questa sensazione che regaliamo!
Il paragone ci sta tutto! L’impressione che io ne ho avuto è che più in generale tutti noi italiani siamo molto simili ai cinesi per vari aspetti 😉