Mollare tutto e partire è una frase che ricorre spesso nei discorsi di chi è stufo della propria situazione. Quasi sempre è usata in tono ironico o in tono minatorio: la realtà è che solo pochi poi lo fanno veramente.
Impossibile mollare tutto? Troppo difficile? Solo per pochi coraggiosi? Cambiare vita non è di certo facile, ma se la motivazione è davvero forte, è possibile (e ve lo dice qualcuno che l’ha provato sulla propria pelle).
Anche se solo passati quasi quattro anni da quando ho preso la mia decisione di mollare tutto e partire, mi ritrovo ancora spesso a conversare con persone che mi rivolgono parole di ammirazione o stupore, o che sembrano considerarmi un’aliena (“Come hai fatto? Io non sarei mai capace”).
Come succede con tante altre esperienze di vita, mollare tutto e partire è più facile di quello che potrebbe sembrare da fuori. Certo, non è un obbligo morale, non è qualcosa che devono fare per forza tutti, ma per essere in grado di farlo non serve essere dei Superman o delle Wonderwoman.
Per mollare tutto e cambiare vita non servono doti trascendentali, non serve avere un gruzzolo da milionari da parte, non serve nessuna abilità speciale: siamo tutti predisposti per cambiare (è nel nostro DNA). Basta volerlo, ma volerlo in modo davvero forte (e studiando le cose con responsabilità e attenzione).
Ho pensato di scrivere questo post per rivolgermi a chi è titubante o ha paura, a chi ancora oggi mi dice “Vorrei tanto fare quello che fai fatto tu, ma non so come farlo”, a chi si butta giù ancora prima di cominciare a provare, a chi ha bisogno solo di una piccola spinta, un piccolo aiutino, solo un po’ di auto-convincimento in più…
In definitiva, perché vale la pena considerare l’opzione di mollare tutto e partire? Ecco le mie motivazioni più forti!
Perché l’insoddisfazione uccide
Ve lo dice una che ci è passata: l’insoddisfazione – soprattutto l’insoddisfazione lavorativa – è letale. Non sentirsi realizzati professionalmente, fare un lavoro che non piace e non ci gratifica o aver accantonato i propri sogni solo per l’illusione di avere un lavoro apparentemente sicuro, fa male all’animo e anche alla salute.
Alzarsi ogni mattina con l’umore nero, avere come compagne quotidiane l’ansia e l’avvilimento, passare il tempo a contare le ore che ci separano dal weekend o dal momento di stacco del nostro lavoro, uccide la nostra voglia di fare e di vivere, peggiora i rapporti con gli altri e la considerazione di noi stessi, e ci porta in un tunnel fatto solo di negatività e sogni repressi.
Se ci si accorge di essere davvero insoddisfatti e di stare male, vale la pena considerare l’ipotesi di fare una cosa: cambiare.
Perché il cambiamento è vita
Una delle obiezioni che mi sento rivolgere più frequentemente riguarda l’impossibilità del cambiamento: “Cambiare la mia situazione è impossibile”, “Cambiare per me è troppo difficile”, “Cambiare mi spaventa”, “Se cambio perdo le mie abitudini”. In realtà il cambiamento è qualcosa di fisiologico e sano, a cui siamo predisposti tutti.
Cambiare è un grande allenamento che ci aiuta a metterci in gioco, scoprire nuovi aspetti di noi, imparare nuove abilità, provare nuove sensazioni, conoscere nuove persone e nuove realtà… e la lista sarebbe lunga. Mollare tutto per cambiare è qualcosa di positivo, perché ci impedisce di fossilizzarci in situazioni deleterie (vedi quanto detto sopra) e ha un grande altro pregio: ci fa sentire vivi.
Prima di arrivare a fare cambiamenti drastici e svolte epocali è utile partire in piccolo, esercitandosi nella vita di tutti i giorni: fare qualcosa di nuovo tutti i giorni (anche una cosa piccola di poco conto) è utilissimo perché ci abitua al cambiamento e ci allena in vista di cambiamenti più importanti.
Perché mettersi in gioco è importante
L’altra grande obiezione di fronte al mollare tutto è il “non sono capace”. Sforzandosi un poco alla volta di cambiare ci allena invece a essere più elastici, più versatili, più saggi e più coraggiosi (ok, all’inizio è difficile, ma i grandi cambiamenti ci aiutano a diventare più coraggiosi).
Mollare tutto e cambiare non è detto che sia facile, anche perché può rivelarsi un banco di prova importante, un test, una sfida tutta da affrontare i cui esiti non sono per niente scontati (potrebbe anche andare male, ma almeno ci abbiamo sbattuto il naso contro, ci abbiamo provato).
Cambiare la nostra situazione può portare a galla i nostri punti di forza e capacità di noi che non pensavamo di avere o rivelare punti scoperti o debolezze su cui intervenire per fortificarci e migliorare.
Perché il viaggio ha un potere terapeutico
La frase “mollare tutto e partire” l’abbiamo sentita tutti mille volte e in effetti la combinazione è perfetta. Ne ho scritto più volte anche qui nel blog, che il viaggio può fare molto per superare un dolore e farci diventare più forti e consapevoli di quello che vogliamo.
Se restare a rimuginare sul nostro problema arrovellandoci sulle possibili soluzioni sempre considerandole “da dentro” dà pochi risultati, vale la pena cambiare punto di vista: allontanarsi – nel vero e proprio senso geografico – dalla causa del proprio problema o insoddisfazione, molte volte aiuta a dare il giusto peso alle cose. Problemi che ci appaiono immani se visti da dentro, possono apparire molto più leggeri a 10.000 km di distanza (ma anche a meno).
Il viaggio – quello inteso con la “V” maiuscola, non una semplice vacanza – insegna tante di quelle cose che resterete sorpresi dal bagaglio di insegnamenti che vi porterete a casa (la mia lista delle cose che ho imparato in viaggio è ancora in costante divenire).
Perché (sembra banale ma) si vive una volta sola
Tutti queste motivazioni sul perché valga la pena mollare tutto e partire, in caso di bisogno, si potrebbero riassumere in una frase che conosciamo tutti molto bene: si vive una volta sola.
Suona come una fase fatta, trita e ritrita, il concetto è banale, ma tuttavia sfugge a tutti molto spesso. Se siamo impantanati in una situazione che ci toglie fiato ed energia, se ci stiamo abituando all’insofferenza e al “tanto non cambia niente”, vale la pena fermarsi a riflettere sulla caducità della vita (dovremmo essere grati di essere vivi ogni singolo giorno).
Dato che molto probabilmente (a meno che uno creda nell’Aldilà o nella reincarnazione), è questa l’unica vita che abbiamo, vale la pena restare in una situazione che detestiamo con tutti noi stessi? Forse non è il caso di andare a ripescare quel sogno che abbiamo abbandonato chiuso in fondo a un cassetto per vedere se magari si può fare qualcosa per dargli una possibilità? Almeno provare.. 😉 (sono un’inguaribile sognatrice, lo so, ma a volte i sogni si avverano).
“Cambiare la mia situazione è impossibile” è una delle (peggiori) scuse del secolo!
Sottoscrivo tutto quello che hai scritto!
Eppure la sento dire spesso mannaggia!
Grazie per il tuo commento Marta 🙂
Ma è perché è effettivamente super gettonata! Quando si dice che qualcosa è impossibile ci si solleva dalla responsabilità di agire per cambiare le cose. Per me è impossibile (= sono un caso perso), quindi è inutile che cerchi di sbattermi per cambiare questa situazione che non mi piace ma che tutto sommato mi va (altrimenti la cambierei, no?).
Almeno io la penso così! 😀
Vero, è decisamente più comodo e facile restare a crogiolarsi nella propria insoddisfazione senza fare niente… va beh, io ci provo a smuovere le acque 😀
Ma tu fai benissimo! Sono articoli come questo ed esperienze come la tua che ispirano gli altri a cambiare (in meglio)!
Claudia il tuo post cade proprio a pennello … Io sono nella situazione insoddisfazione totale.
Sicuramente ti chiederò consigli credo (e spero) presto.
Ciao Elisa! Sarò felice di darti qualche consiglio! 😀 quando vuoi mi trovi qui
Si può lasciare tutto e viaggiare a piedi?
Volendo, certo! Io ho fatto dei brevi viaggetti (dei cammini) muovendomi solo a piedi ed è una dimensione bellissima!
Complimenti per l’articolo! Spero possa essere d’ispirazione a tanti altri come me che si sono ritrovati nelle tue parole come non mai. Grazie!
Ma grazie Eleonora, sono contenta tu ti sia ritrovata nelle mie parole.. e spero siano state uno spunto utile!