I moderni viaggiatori occidentali a volte peccano di ingenuità e sono portati a credere che si possa scorrazzare in lungo e in largo per il globo in tutta facilità e spensieratezza e che solo mostrando il passaporto si aprano tutte le porte.
A volte non è così semplice. A volte ci sono delle porte di accesso ostiche, che mettono anche un po’ d’ansia. Come i famigerati controlli in aeroporto che chi intraprende un viaggio in Israele si trova ad affrontare.
Dopo avere monitorato la situazione politica di Israele per mesi e aver appurato che il paese si trovava in una fase relativamente tranquilla, a settembre dello scorso anno ho deciso di fare un viaggio tra Tel Aviv, Gerusalemme e il Mar Morto, viaggio che sognavo da molto tempo. Pensavo – ingenuamente – che superato lo scoglio della sicurezza tutto il resto fosse in discesa. E invece…
Avevo sentito parlare di qualche osticità da parte di Israele di fronte a timbri di paesi arabi sul passaporto, ma pensavo fosse poca cosa. Il timbro del Marocco era rimasto sul mio passaporto precedente e su quello attuale c’era solo un minuscolo timbro degli Emirati Arabi nelle ultime pagine, che (pensavo) poteva passare tranquillamente inosservato.
Quando invece ho cominciato a informarmi sulle modalità di ingresso nel paese in vista del mio viaggio in Israele sono saltate fuori un po’ di cosette che non sapevo… Ecco cosa ho imparato e cosa mi è capitato.
Il visto d’ingresso per Israele: come funziona
Per soggiorni in Israele fino a una durata massima di 90 giorni non serve richiedere un visto turistico. Per entrare nel paese basta esibire un passaporto con validità residua di almeno sei mesi, come per tutte le più comuni destinazioni.
Nel mondo ci sono paesi che non accettano passaporti contenenti timbri o visti israeliani (tra questi l’Iran, l’Arabia Saudita e il Kuwait). Per ovviare a questo problema Israele ha deciso di non apporre un normale timbro sul passaporto, ma di consegnare, a chi entra nel paese, un piccolo tagliando azzurro con i dati personali del viaggiatore, e che riporta ora e data di arrivo, punto di ingresso nel paese e termini di validità del visto (i sopracitati 90 giorni). Il tagliando vale come permesso di soggiorno per gli stranieri (ma durante la permanenza sul suolo israeliano è vietato lavorare).
A ogni visitatore viene assegnato un livello di pericolosità che va da 1 a 6. L’1, il 2 e 3 sono di solito riservate a cittadini israeliani, considerati non minacciosi, Il 4 e il 5 ai turisti, il 6 ai soggetti ritenuti più pericolosi (arabo-israeliani, attivisti filo-palestinesi o stranieri originari di un paese musulmano). A me sembra sia stato affibbiato un 4 (che corrisponde alla prima cifra del codice di 9 numeri che compare sul mio tagliandino).
Il tagliandino va conservato con cura per tutto il tempo della permanenza ed è da esibire in caso di ingresso nei Territori Palestinesi. Al momento dell’uscita da Israele viene invece rilasciato un biglietto di permesso di uscita di colore giallo.
Fin qui sembra filare tutto liscio, ma c’è dell’altro. C’è da fare i conti con il famigerato interrogatorio.
L’interrogatorio
All’andata…
Il mio stato d’animo in vista del mio viaggio in Israele era tranquillissimo, finché non mi è stato raccontato degli estenuanti interrogatori a cui si può essere sottoposti in aeroporto.
Lettori del mio blog e altri viaggiatori mi avevano raccontato di essere stati sottoposti a interrogatori di un’ora e di aver rischiato di perdere il proprio volo aereo nonostante fossero arrivati in aeroporto tre ore prima. Chi viaggiava da solo raccontava di venir visto con sospetto e trattenuto; chi in compagnia di aver subito un interrogatorio incrociato dovendo rispondere alle domande più disparate e ingiustificate, in alcuni casi già alla partenza dall’Italia.
Poi c’è la questione dei timbri sul passaporto: di per sé Israele non vieta l’ingresso nel paese a chi ha timbri o visti di paesi arabi o paesi considerati “sensibili”, ma ciò può rappresentare un pregiudizio sfavorevole da parte della Polizia di frontiera, “che può sottoporre il viaggiatore a lunghi e approfonditi controlli con esito imprevedibile” (dal sito Viaggiare Sicuri della Farnesina).
Ovviamente sentendo queste cose a me è venuta l’ansia. Avendo il volo alle 6:30 del mattino mi sono svegliata ben prima dell’alba per essere in aeroporto un po’ in anticipo per essere sicura di non perdere il volo. Alla partenza (io sono partita con un volo Ryan Air dall’aeroporto di Orio al Serio) tutto è filato liscio: arrivata in aeroporto alle 5 ho dovuto aspettare l’apertura degli sportelli per il controllo del passaporto, ma i controlli sono stati quelli classici e sbrigativi che avvengono normalmente.
All’andata nessun interrogatorio e così anche al mio arrivo all’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv: l’addetto allo sportello mi ha chiesto solo il motivo del mio viaggio in Israele e molto calorosamente mi ha restituito il passaporto con il famoso tagliando azzurro di cui parlavo sopra. Stop.
Al che mi sono sentita molto sollevata e fortunata per non essere incappata in controlli o estenuanti interrogatori. All’andata… ma al ritorno…
… e al ritorno
L’ultimo giorno del mio viaggio in Israele, prima del rientro, si è riaffacciata l’ansia. Mi sono presentata in aeroporto con largo anticipo (circa 3 ore e mezza prima), confidente e ottimista pensando “Che saranno mai questi controlli in aeroporto! Che sarà mai qualche domanda prima di partire!”.
L’interrogatorio mi è toccato appena prima di varcare i controlli di sicurezza, sotto forma di una addetta appollaiata su un tavolinetto che mi ha fatto cenno di avvicinarmi e porgerle il passaporto. Da lì una raffica di domande che onestamente non mi sarei mai aspettata di sentirmi rivolgere.
“Perché è venuta in Israele? Dove è stata?”
“Come si chiamano i suoi genitori? E i suoi nonni? Qualcuno dei suoi antenati è di origine ebraica?”
“Chi l’ha aiutata a fare la valigia? E chi l’ha accompagnata in aeroporto?”
Ciliegina sulla torta è stato il “Cosa significa il suo cognome?”, al che io ho glissato rispondendo che è un normale cognome, senza un significato in particolare (ho pensato che la tipa dovesse essere molto sveglia visto che ha colto che il mio cognome, Moreschi, letteralmente tradotto è un aggettivo che si riferisce ai Mori e cioè agli arabi).
(E i timbri? Dai che non li vede)
La tizia perlustra con minuzia il mio passaporto e finisce per individuare il timbro degli Emirati Arabi Uniti; con fare accusatorio attacca una serie di domande (e io maledirmi per aver deciso di fare uno stop over in Dubai al mio rientro dal Myanmar): “Perché è andata negli UAE? Con chi ci è andata? Qual è il nome della persona con cui ci è andata? Conosce qualcuno che vive lì?”.
Al che mi viene spontaneo esclamare un “Ma perché tutte queste domande?”, ma subito mi zittisco cercando contenere il mio disappunto e la mia costernazione per non peggiorare la situazione (mai mi era capitata una cosa del genere).
La tizia solerte mi restituisce il passaporto e io tiro un sospiro di sollievo. Mi incammino verso i controlli di sicurezza, mi metto in fila e deposito le mie cose nella vaschetta come in tutti gli aeroporti del mondo. Penso che la manfrina sia ormai finita e invece vengo subito additata da un’addetta che mi blocca e mi dice di seguirla. Le chiedo il perché ma non mi dice nulla. Mi conduce in un’altra zona dei controlli e mi dice di attendere in una fila lunghissima, con molti altri viaggiatori stranieri; devo aprire obbligatoriamente il bagaglio che viene perquisito e sottoposto a un’approfondita analisi (manco fossi su una scena di CSI).
Nel frattempo è trascorsa più di un’ora, sono provata e spazientita, e mi sento come una sorta di narcotrafficante sudamericana messa alla gogna (mancano solo i cani anti-droga e poi le ho viste tutte). In compenso – sensazione strana e insolita per me quando sono in viaggio – ho voglia di tornare a casa.
A voi sono mai successe cose di questo genere in viaggio?
Mi spiace, ma per addolcire la pillola diciamo che anche questo fa crescere la grande viaggiatrice Claudia.
Grazie per la condivisione. Sei forte.
Massimo
Ciao Massimo
ma sì infatti, sono tutte esperienze che fanno curriculum 😀 Non sempre può andare tutto liscio, neanche in viaggio
Buongiorno Claudia io devo partire per Israele il 14 marzo 2020, ma ho paura che essendo italiana e a causa del corona virus non mi facciano entrare. Hai qualche notizia in merito?
Ciao Lorena! Da quanto ho letto sembra che al momento Israele non abbia ancora preso dei provvedimenti ma sta considerando la quarantena per chi arriva dall’Italia: leggi qui: http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Gli-Stati-che-impongono-restrizioni-a-Italia-In-Europa-sconsigliano-i-viaggi-da-noi-101168ba-dec4-4030-9f4f-4f3a966a2478.html
Non è comunque ancora ufficiale; per avere notizie certe ti consiglio di controlalre sul sito di Viaggiare Sicuri della Farnesina dove vengono indicate le misure attuate dai vari paesi (al momento non si parla di Israele): http://www.viaggiaresicuri.it/
Speriamo si risolva a breve!
Aggiornamento: sembra che Israele l’abbia già attuato: https://www.corriere.it/cronache/20_febbraio_27/coronavirus-italia-ultime-notizie-fe8447ba-5926-11ea-af71-899699a3d6d8.shtml
Buongiorno Claudia, io sono un tecnico e viaggio molto per lavoro. Essendo stato in Kuwait, Emirati ,Oman, Egitto, Turchia, Qatar non ho speranze nell’interrogatorio?
Ciao! ma no, stai tranquillo… anche se hai sul passaporto qualche timbro che gli può sembrare “molesto”, non possono di certo impedire il tuo ingressi nel paese per questo.
Dovrai solo portare un po’ di pazienza!
Ok io ho appena prenotato per 3 giorni a Novembre una visita di 3 giorni a Gerusalemme, partendo da Bergamo con Ryanair… Ho letto diversi forum sull’argomento controlli e mi sta salendo l’ansia. Io ho apppena fatto il passaporto, quindi è pulito, senza nessun timbro etc pero’ io vivo in Francia e non vorrei che sia un motivo di accanimento nei miei confronti; inoltre facendo solo 3 notti ho paura che sia vista come una cosa sospetta.
Help me hahaha.
Ciao! Se parti con il passaporto “nuovo” parti già avvantaggiato! 😀 comunque stai tranquillo, ti faranno perdere un po’ di tempo scocciandoti con delle domande insulse, ma non possono impedirti in nessun modo di partire 😉
Ciao. Abbiamo appena
Acquistato biglietto aereo ryan air da Roma X tel
Aviv (capodanno ad eliat, mar morto, Gerusalemme e musada). Siamo un gruppo di 12 adulti e 14 bimbi. Prenotiamo un pulmino X gli spostamenti interni. Prenoteremo hotels direttamente sui loro siti.
Io non parlo affatto l’inglese. Mio marito si. Il ns passaporto ed anche quello di mio figlio ha timbro Emirati arabi dove siamo stati in vacanza tre anni fa. Avremmo problemi per entrata ed uscita? Sarei tentata di andare a richiedere passaporti nuovi per non tardare il gruppo magari per
Colpa di un ns eccessivo controllo visto timbri uae ed anche degli Usa 🤞che suggerite? Grazieeeee Paola
Ciao Paola e benvenuta nel mio blog!
Anche io ho un timbro degli Emirati Arabi… un timbro piccolino, in una delle ultime pagine del passaporto che speravo non notassero… eppure l’hanno visto subito a mi hanno bombardata di domande (“Perchè sei stata a Dubai?”, “Conosci qualcuno lì?”, “Con chi sei andata? come si chiama questa persona?”). Comunque si tratta solo di una lunga serie di domande, non ti impediranno di certo l’ingresso nel paese…. bisogna solo armarsi di pazienza e arrivare in aeroporto per tempo.
Io sono stata in Israele 3 volte. Sapevo dell’interrogatorio e lo ho affrontato con la massima tranquillità, anzi quasi con divertimento. Capisco i grandi rischi di subire un attentato in Israele… e tutte le loro precauzioni mi hanno fatto sentire molto sicura… più sicura che in qualsiasi altro aeroporto!
Chi vorrebbe controlli più superficiali non conosce la realtà di Israele che è fatto oggetto ogni giorno di attentati terroristici!
Hai ragione, bisogna prenderla con filosofia!
l’altro giorno mia moglie (nazionalità lituana si è recata a telaviv ma ha fatto l’errore di aver prenotato l’albergo per la settimana successiva, perchè io potevo raggiungerla solo in quella data (l’albergo…. a 5 stelle…..telefonicamente le ha detto venga lo stesso prima non ci saranno problemi). bene….dopo averla tenuta 8-10 ore ad aspettare, trattandola come una terrorista.l’hanno reimbarcata nel primo volo per la lituania e le hanno RUBATO il bagaglio. io sono stato fino ad ora vicino alle problematiche relative allo stato israeliano ed avevo sempre avuto la voglia di farmi un bel viaggio a telaviv. adesso ho i capito che il terrorismo è solo una scusa. in mezzo ai loro poliziotti ci sono molti esaltati e soprattutto SPORCHI LADRI. forse hanno fatto accademia in ambienti mafiosi italiani.
state molto attenti perchè ho capito che là, con la scusa del terrorismo, ti rubano anche le mutande.
Direi di non esagerare e di non fare tutta un’erba un fascio, però posso capire quanto vi siate arrabbiati. Con quale motivazione è stata fatta reimbarcare? Io ho sempre letto che possono trattenerti e farti mille domande ma che non possono non farti entrare nel paese..
Buon giorno, a febbraio andro in Israele, piu preciso a Gerusalemme con un gruppo di persone (è una di quelle escursioni organizzate), quindi per quanto riguarda trasporti e cose varie sono tranquillo. La cosa che invece mi preocupa un po sono i controlli in aeroporto (perchè li anche se fai parte di un gruppo l’interrogatorio lo devi fare da solo e io non parlo bene l’inglese e poi con tutta quell’ansia scommetto che me lo dimentichero del tutto……) Quindi per farla breve: se ti fanno delle domande e tu non riesci a rispondere per via della lingua che non conosci, cosa succede?
Grazie in anticipo!
Ciao Mario e grazie per avermi scritto!
Ti direi di stare tranquillo, a me “l’interrogatorio” è stato fatto in coda prima di accedere al gate dell’aeroporto..quindi se dovessero fermarti puoi sempre chiedere aiuto nella traduzione a qualcuno del tuo gruppo. Stai tranquillo!
I Controlli ai gate d ingresso in Israele vengono fatti per la sicurezza del paese e dei turisti. Se non hai visto i cani antiesplosivo o antidroga è perche in Israele all aereoporto utilizzano i cosiddetti “nasi elettronici” . Le “ragazze” sono agenti della sicurezza. Tentativi di attentati vengono sventati spesso grazie a questo “fastidioso sistema”.
Capita in altri paesi che inconsapevoli turisti diventino corrieri della droga, qui si puo diventare un “inconsapevole” portatore di esplosivi.
Ciao Davide! Posso capire i controlli di sicurezza (anche se sono davvero sfiancanti) ma l’interrogatorio con le domande più assurde del mondo proprio no.
Claudia Moreschi, quelle “domande assurde” sono state formate appositamente dopo anni di esperienza. Proprio dalle risposte a quelle domande, quei giovani impiegati in sicurezza riescono a capire dai movimenti della bocca, occhi, mani, piedi… se tu sei un oggetto a rischio oppure no. Vengono fatte a tutti, pure ai turisti israeliani.
Sì sì, è una loro modalità. Poi c’è da dire che anche se sembrano domande assurde non si discostano molto da certi controlli fatti alle frontiere americane 😀
Secondo me, considerando il tuo nome, hai antenati ebrei.
Bell’articolo.
In realtà considerato il mio cognome direi più altro che ho antenati arabi 😀
Controlla questo sito http://www.trio-lescano.it/archivio_documenti/I_cognomi_degli_ebrei_in_Italia.pdf
C’è il tuo cognome alla lettera M!
Grazie per la segnalazione! Strano visto il significato chiaramente arabeggiante 😅
Sono capitato qui per caso cercando altro… mi ha incuriosito la storia dell’ “interrogatorio”. Ne ho visti molti e subiti alcuni. Ma risalgono ad almeno un decennio fa. Alle prime volte che andavo in Israele. Quando le verifiche le facevo principalmente sull’aspetto psicologico del viaggiatore. E nella maggior parte dei casi per accertarsi che l’ignaro turista non fosse stato avvicinato per caso da malintenzionati… Ora le tecnologie informatiche e le informazioni che si scambiano gli stati rendono meno necessarie le interviste. Negli ultimi viaggi sono entrato ed uscito quasi con la stessa naturalezza di un Milano-Roma. Addirittura nell’ultimo di quest’anno stavo per fare drop-off dei bagagli senza essere passato dal primo check di sicurezza. Una una gentile ragazza della sicurezza mi ha raggiunto ed ha solo indicato il percorso corretto. Inoltre non ho avuto alcun problema con i tanti timbri UAE. Devo dire che a volte mi sono sentito più trattato da narcotrafficante ai controlli di sicurezza in Russia o in Turchia.
Questo per dirti che, se a volte sono un pò ruvidi prima di lasciarci salire sul volo di ritorno, lo fanno solo per avere la ragionevole certezza che nulla possa accadere.. 🙂
Ciao Donato e benvenuto sul mio blog!
Sì, diciamo che al momento mi sono innervosita ma ora lo racconto quasi ridendo… anche perché a me è andata relativamente bene: il mio “interrogatorio” è durato solo una decina di minuti mentre ho sentito di persone che sono state trattenute per un’ora… diciamo che sono molto scrupolosi 😀
Buongiorno magari qualcuno mi po rispondere ,cosa serve come il documenti per andare a Israele .Marito italiano invece io Ucraina .Basta solo prenotate biglieti e albergo o serve il visto ???grazie
Ciao Liudmila! All’arrivo in aeroporto viene rilasciato un permesso valido fino a 90 giorni, non serve richiedere un visto prima.
Io non sono sicuro che avere un passaporto nuovo sia la scelta giusta.. temo possa essere visto come sospetto di qualcuno che lo ha fatto rifare per occultare visite in stati borderline. Io infatti, che andrò in israle nei prossimi mesi, sto pensando di portarmi anche il vecchio (tutti timbri “inoffensivi”!) anche se vi è un intervallo di tempo di un paio d’anni tra i 2 che temo non mi scamperà da domande 🙁
sob.. sinceramente sono un pò preoccupato
qualcuno ha avuto esperienza di questo tipo?
qualche anno fa mi accade un episodio spiacevole, venni bloccato (da personale americano) prima di prendere il volo per gli usa, il motivo era che sospettassero che mi recavo negli stati uniti per emigrare avendo giudicato presumo eccessivo il mio bagaglio e non riuscendo a fornire prove che lavoravo in italia
una delle peggiori esperienze della mia vita 🙁
Ciao Marco e benvenuto nella discussione!
Secondo me invece arrivare con un passaporto nuovo è la cosa migliore! Gli ufficiali israeliani non possono di certo insinuare nulla, prima o poi capita a tutti di dover rinnovare il passaporto 😅
Vai tranquillo (più o meno tranquillo dai, con gli israeliani non si sa mai.. ma gli americani non sono certo di meglio)
Ciao Claudia, bellissimo blog! A novembre andrò in Giordania con due amiche e vorremo anche visitare Gerusalemme. Arriveremo e ripartiremo da Aqaba, quindi non dovremo affrontare i controlli in aeroporto, ma sai darmi delle informazioni riguardo i controlli alla frontiera? La Giordania è considerata un paese “sensibile” immagino, vista la quantità di rifugiati palestinesi che ci vivono, e vorrei capire come dovremmo comportarci per evitare inconvenienti.
Ciao Giorgia, grazie mille, sono felice di piaccia il mio blog 🙂
Purtroppo non sono ancora stata in Giordania quindi non ti so dire con esattezza quale sia la situazione al confine. Sicuramente ci saranno delle domande stile interrogatorio come quelle di cui parlo nell’articolo 🙁 Ovvero vorranno sapere vita, morte e miracoli sul perché e per come del vostro viaggio in Giordania.
Ciao Claudia, io andrò a Tel Aviv e Gerusalemme i primi di gennaio. sei a conoscenza se è obbligatoria un’assicurazione medica ?
Ciao Giusy! L’assicurazione sanitaria non è obbligatoria e nessuno te la chiederà ai controlli ma è una cosa che consiglio SEMPRE di fare prima di partire per un viaggio. Sempre meglio essere previdenti.
ciao, bel blog molto utile, sto programmando un viaggio in Israele in primavera, ma ho un visto del Libano molto recente, temo che non mi facciano entrare, che ne pensate?
Ciao Mirca! In teoria non possono impedirti di entrare in Israele. Il fatto che hai il timbro del Libano li autorizzerà solo a farti qualche domanda in più 😀
A proposito, come è il Libano? Ti è piaciuto?
piccolo contributo: la domanda “che significa il tuo cognome ?” forse si riferisce al fatto che Moreschi è un cognome ebraico. Complimenti per il blog, molto bello (e utile)
Grazie Federico, sono contenta che il mio blog ti piaccia 🙂
Dici davvero, il mio cognome è ebraico? Non lo sapevo, visto che deriva da “Mori”, ovvero gli arabi 😅
Comunque ti hanno fatta ripartire:) immaginavo fossero più pignoli all’entrata! Il tuo cognome, anche Moresco, è piuttosto diffuso e l’etimologia dei cognomi ebraici è una scienza a parte, essendo spesso italianizzazioni di cognomi stranieri e fusioni di cognomi tra loro. La Diaspora ha disperso il popolo ebraico per il mondo quindi vi sono ebrei arabi, libici etc…a presto!
Ah ma dai, non l’avrei mai detto! 😀
Comunque sì, qualcuno ha dovuto subire l’interrogatorio alla partenza, io come tanti altri all’uscita… dipende!
A me nel ’92 è capitato di meglio: un mio compagno di viaggio aveva stampato a Gerusalemme delle foto e nel fare i bagagli sono finite nella mia borsa. Durante l’interrogatorio (condotto da due persone diverse con tempi e pause molto lunghe) mi viene chiesto dov’ero in una foto con mia moglie in un parcheggio con uno sfondo di mattoni di pietra (usati in TUTTO Israele). Non sono riuscito a rispondere…
Ci vuole un po’ di pazienza e pensare che anche questo faccia parte del viaggio
Dai, un po’ come essere in un film di spionaggio! 😀
Ciao Claudia. Io forse andrò in Israele a giugno con degli amici che vanno spesso lì per motivi di lavoro. Loro non sono mai stati bloccati per essere interrogati. Il mio passaporto è nuovo. Però al ritorno sarò da, sola, perché loro rimarranno lì. Mi devo preoccupare?
Ciao Chiara! Stai tranquilla! Anche io ero in viaggio da sola..so di altre persone a cuoi invece sono state fatte solo due domande in croce, quindi non è detto che si riveli un interrogatorio vero e proprio!
Io ho ricevuto il codice “6” (il più pericoloso!) e questo perché la mia fidanzata è arabo-israeliana e purtroppo gli israeliani temono gli arabi anche quando abbiano passaporto israeliano (la mia fidanzata ne è un esempio: persino lei riceve un codice 4!). Hanno voluto sapere nomi, cognomi suo e della sua famiglia e dei suoi amici (che neanche io conosco).
Rispetto al codice 4, i codici 6 al momento del controllo del bagaglio a mano vengono fatti accompagnare a parte in una “stanza” con plexiglass trasparenti (accanto al luogo dove controllano i bagagli) dove, chiunque può vederti (quindi zero privacy) e prima ti fanno togliere le scarpe e ti fanno sedere. Nel frattempo con un bastone e delle linguette di carta che passano su ogni singola busta ed elemento interno del bagaglio, lo controllano da cima a fondo. Ho visto scene di donne piangere e che naturalmente alzano la tensione. Infine passi per un body scanner e in seguito – come se non fosse bastato – mi hanno pure scansionato la fibbia interna dei pantaloni perché il body scanner non “arrivava” a vedere bene cosa ci fosse.
Persino gli israeliani sanno quanto sia estremo un sistema che di fatto non rende il paese veramente più sicuro. Contenti loro.
Il consiglio resta quello di arrivare in aeroporto con 3 ore di anticipo e sapere che si riceveranno comunque domande molto bizzarre. Se arrivate con anticipo, anche quando verrete catalogati con il codice 6, non c’è nulla di cui preoccuparsi: solo attendere e seguire le loro istruzioni (tutte in lingua inglese, per cui o conoscete l’ebraico oppure l’alternativa è l’inglese).
Ciao Vincenzo! grazie per aver raccontato la tua esperienza e grazie per i tuoi consigli 🙂
Come dici tu è un sistema estremo ma anche gli americani non scherzano: durante il mio ultimo viaggio negli Stati Uniti uno dei miei amici è stato bloccato perché aveva il timbro dell’Egitto sul passaporto.. L’hanno mandato in un ufficio e per mezzora l’hanno tartassato di domande (hanno voluto vedere persino le foto delle sue vacanze). Quindi.. non ci sono solo i controlli israeliani da temere!
Eviterei le compagnie aeree che non fanno i controlli “alla Israeliana”, non sarei tranquillo durante quei volli, troppo rischioso.