Il 2020 avrebbe dovuto essere l’anno dei viaggi, di grandi viaggi, ma purtroppo le cose non andranno esattamente come le avevo sognate. Un viaggio saltato, uno a cui ho dovuto rinunciare ancora sul nascere, per non parlare del grande viaggione che avevo in mente per quest’estate: niente di niente. Di fronte ai sogni di viaggio infranti mi rammarico e mi rattristo, ma pensandoci mi accorgo che forse, finito tutto questo, la mia prima priorità non sarà viaggiare.
Tra qualche giorno, proprio settimana prossima, avrebbe dovuto esserci Istanbul: cinque giorni interi per esplorare con calma quella che per me è la città più affascinante che io abbia mai visto. A Istanbul sono già stata, nell’ormai lontano 2013: avevo proprio voglia di farci ritorno, e di portarci la mia dolce metà che ancora non ha avuto l’occasione di conoscerla da vicino. A maggio avevo in mente di portare mia madre a Parigi, per ricongiungerci con un pezzo della nostra famiglia; a giugno volevo tanto che ci fosse la Georgia: per la prima volta, per tutti e due, andare a conoscere da vicino un primo importante pezzo di Caucaso. Eravamo lì lì dall’acquistare i biglietti, stavamo già pensando all’itinerario da seguire, ci stavamo informando sul tipo di macchina da noleggiare. Niente, anche per la Georgia dovremo aspettare.
A novembre, invece, su un bus in spostamento da Sofia a Plovdiv, in Bulgaria, non so come ci era balenata in testa l’idea di fare un viaggio in treno in Cina. Non un viaggio qualsiasi: partire da Shanghai, fare qualche tappa nell’interno e poi spostarci verso occidente, arrivando fino in Tibet; da lì avremmo fatto un tour (affidandosi a un tour organizzato, unica possibilità ahi noi per visitare il Tibet) e da lì – non soddisfatti – entrare in Nepal. Avevamo gli occhi a cuoricino al solo pensiero. Stavamo già cominciando a fare i primi calcoli, stavamo già abbozzando le possibili tappe. Poi la doccia fredda: niente Cina per quest’anno.
Ancora non sapevamo (era solo fine gennaio) che non solo non avremmo potuto andare in Cina ad agosto, ma che anche il piano B (“E se andassimo in Sud America?”) non sarebbe stato fattibile e nemmeno gli altri piccoli viaggi a seguire. Ancora non sapevamo che avremmo dovuto rinunciare ai viaggi per molti mesi e non solo a quelli. Ancora non sapevamo che per un po’ non avremmo avuto la libertà, anche solo di andare al cinema, vedere gli amici o uscire di casa per una semplice passeggiata. Non avremmo più avuto la nostra vita normale.
[Tweet “Non apprezza la libertà chi non ha mai conosciuto la costrizione. (Fernando Pessoa)”]
È da parecchio che non scrivo sul blog. Non l’ho più toccato da gennaio, da quando, rientrati dal nostro primo viaggio in India, avrei voluto iniziare a scrivere del Kerala, delle Laccadive e di tutto quanto di meraviglioso questo nostro viaggio ha portato con sé. Mi sono fermata e ho preferito il silenzio.
Non me la sono sentita più di parlare e fantasticare di viaggi, nemmeno di quelli futuri. La situazione si è fatta troppo seria, il mio morale è stato messo a dura prova (qui dalle mie parti, sono state le sirene delle ambulanze a fare la colonna sonora alle mie giornate).
Sono in quarantena dalla fine di febbraio: è passato più di un mese. Per certi versi per me è stato facile: io lavoro abitualmente da casa, quindi non ho avuto problemi di adattamento a un nuovo stile di vita lontano dall’ufficio. Però mi sono ritrovata, come tutti, privata della mia libertà, anche quella più banale ed è stato (e lo è) molto pesante. Ho sempre cercato di non lamentarmi e ho sempre rispettato tutte le regole. Però è difficile, tanto difficile. Difficile vivere lontano dal mio compagno, non poter abbracciare mia mamma, non poter fare la colazione del sabato mattina con le mie amiche e l’aperitivo a metà settimana, non poter più andare in piscina o andare a camminare sulle mia amate montagne, non poter più uscire come e quando voglio durante la giornata (uno dei grandissimi vantaggi dell’essere freelancer e lavorare da casa).
Ho avuto e continuo ad avere grossi momenti di sconforto e preoccupazione. Per il mio lavoro e per il lavoro di tutti, per le persone che qui cadono come mosche in mezzo a dinamiche non del tutto chiare, tra dichiarazioni di colpe, disinformazione, bufale, odio (tanto odio) e polemiche sterili.
In tutto questo che fine hanno fatto i viaggi? Semplicemente sono passati in secondo piano. Mi capita spesso che le persone mi chiedano quale sarà la prima cosa che farò una volta che la quarantena sarà finita. Curiosamente mi sono accorta che i viaggi non sono nella top ten: nonostante viaggiare sia la mia passione più grande, in questo momento mi è chiaro che i viaggi possono aspettare. Torneremo a farlo e non credo a chi continua a ripetere che le cose non saranno più come prima: lo saranno invece, e magari anche più di prima, non voglio ascoltare i catastrofisti.
[Tweet “Quando vivi in un luogo a lungo, diventi cieco perché non osservi più nulla. Io viaggio per non diventare cieco (Josef Koudelka)”]
Per i viaggi c’è tempo. Non sono la cosa più importante.
Per tirarmi su di morale, fantastico sul giorno (la cui data penso diventerà una ricorrenza da festeggiare da quel momento in poi nella mia vita) in cui potrò stringere di nuovo a me Stefano, potrò riabbracciare mia mamma, potrò tornare a passeggiare sui miei amati colli e sulle Mura della mia Bergamo, in cui potrò uscire in auto per fare un viaggio a vuoto senza sapere dove sto andando facendomi trasportare dall’emozione del momento.
Poi, con calma, tornerà anche il momento in cui potremo riprendere a viaggiare. E sarà bellissimo.
Grazie Claudia per questo articolo così delicato e pieno di sensibilità. Leggerti è sempre un piacere e prima ancora di finire le prime righe sapevo che non mi avresti delusa nemmeno questa volta!
Anche per me viaggiare è in secondo piano ora, ci sono molte altre cose da fare prima, non appena ci sarà possibile. Nel mentre ti mando un abbraccio virtuale! 🙂
Ciao Marta, sei troppo cara, eccoti fedele come sempre! 🙂
Questo post l’ho scritto di getto, trasportata dalle emozioni, altalenanti e contrastanti di questi ultimi tempi. Un po’ alla volta, con calma, ci riprenderemo le nostre vite e tornerà anche la voglia di viaggiare! Un abbraccione